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Dalla legge di bilancio quali novità per i Comitati Unici di Garanzia?

di Valerio Langè
La legge di bilancio relativa al 2022, ossia la legge del 30 dicembre 2021, numero 234, contiene alcune innovazioni per quanto riguarda le pari opportunità, innovazioni che contribuiscono a rafforzare quel percorso nel cui solco diverse Pubbliche Amministrazioni già si sono inserite con la costituzione del Comitato Unico di Garanzia e con l’approvazione e il progressivo aggiornamento dei Piani triennali di azioni positive.

Innanzitutto, occorre rilevare come la norma in parola faccia seguito e dia concretezza alla direttiva del 26 giugno 2019, numero 2, la quale prevedeva la sperimentazione di sistemi di certificazione di genere, volti a certificare il costante impegno profuso nell’ambito della valorizzazione delle risorse umane in un’ottica di genere e per il bilanciamento della vita lavorativa con la vita personale e familiare. Tale invito alla sperimentazione era tuttavia rimasto, di fatto, lettera morta. La norma in parola prevede, invece, la definizione di procedure per l'acquisizione, da parte delle imprese pubbliche e private, di tali certificazioni, e prevede che a queste siano connessi benefici contributivi a favore del datore di lavoro. Precisa, inoltre, che ulteriori decreti stabiliranno i parametri minimi per il conseguimento della certificazione della parità di genere, con particolare riferimento alla retribuzione corrisposta e alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, nonché le modalità di coinvolgimento delle rappresentanze sindacali aziendali e delle consigliere e dei consiglieri territoriali e regionali di parità nel controllo e nella verifica del rispetto dei requisiti necessari al loro mantenimento. Le modalità di attuazione saranno stabilite con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e il Ministro con delega per le pari opportunità. L’iniziativa risulta speculare a quanto previsto dalla legge del 5 novembre 2021, numero 162, la quale, modificando e integrando il decreto legislativo dell’11 aprile 2006, numero 198 (Codice delle Pari opportunità), ha introdotto la certificazione della parità di genere nelle imprese pubbliche e private.

Tale iniziativa si inserisce nella più ampia iniziativa che introduce il Piano strategico nazionale per la parità di genere, punto di arrivo di un percorso il cui avvio era stato annunciato dalla ministra Elena Bonetti in un intervento sulla stampa del 15 febbraio 2020. Il Piano, in coerenza con gli obiettivi della Strategia europea per la parità di genere 2020-2025, individuerà le buone pratiche per combattere gli stereotipi di genere, colmare il divario di genere nel mercato del lavoro, raggiungere la parità nella partecipazione ai diversi settori economici, affrontare il problema del divario retributivo e pensionistico, colmare il divario e conseguire l'equilibrio di genere nel processo decisionale. Il Piano sarà adottato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri o dalla competente Autorità politica delegata.
A questo proposito, si segnala che la norma in parola prevede l’istituzione, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, di un Osservatorio nazionale per l'integrazione delle politiche per la parità di genere; l’Osservatorio avrà il compito di monitorare, analizzare, studiare e proporre possibili strumenti per dare attuazione alle indicazioni contenute nel Piano strategico nazionale per la parità di genere, valutandone l'impatto al fine di migliorarne l'efficacia e integrarne gli strumenti. Tale Osservatorio sarà costituito da esperti, anche su designazione delle regioni, dell'Associazione nazionale dei comuni italiani e dell'Unione delle province d'Italia. Ne faranno parte i rappresentanti delle associazioni impegnate sul tema della parità di genere e delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative su scala nazionale, insieme con un rappresentante della Rete nazionale dei Comitati unici di garanzia, uno dell'Istituto nazionale di statistica, uno dell'Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche, uno del Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato e uno della Conferenza dei rettori delle Università italiane. Ulteriori decreti disciplineranno la composizione, il funzionamento e i compiti dell'Osservatorio.

Nel quadro delineato, occorre quindi che ciascuna Pubblica Amministrazione inizi a considerare in modo più attento la necessità di definire indicatori accurati e precisi per quanto riguarda la promozione delle pari opportunità, prestando particolare attenzione alla misurazione dell’impatto delle azioni positive.

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