Con le risposte ottenute, si è giunti a risultati importanti, sui quali è necessario riflettere.
Selezionando le sole donne studentesse/laureate in facoltà scientifiche, umanistiche ed economiche (163 individui), quasi il 64% di tale sottogruppo ha ricevuto un incentivo da parte dei propri insegnanti verso le materie STEM e solamente il 45% afferma di aver ottenuto un incoraggiamento da parte dei familiari.
Nonostante il sostegno, soprattutto scolastico, solo 72 sono studentesse/laureate in facoltà scientifiche.
In riferimento al ruolo svolto dagli insegnanti, l’analisi si è soffermata anche sulla definizione del sesso del docente da cui si è ricevuto il maggior supporto. È stato rilevato che è più frequente, per le ragazze, essere spronate verso le materie STEM da un’insegnante donna, medesimo risultato ottenuto considerando anche i voti maschili.
Quindi, il ruolo degli insegnanti risulta essere fondamentale e può essere determinante per le scelte future.
Soffermandoci sulla percezione delle donne nelle discipline STEM, la maggior parte del campione (185 su 275 votanti) sostiene che le donne sono una minoranza nelle facoltà scientifiche. Il 62% delle donne afferma che gli stereotipi sono la principale causa di questa inferiorità numerica, piuttosto che la mancanza di supporto (9%), mentre la maggioranza degli uomini pensa che vi sia mancanza di interesse da parte del genere femminile. Sembra, quindi, che il pregiudizio socialmente condiviso pesi maggiormente che un’effettiva mancanza di sostegno.
La maggior parte delle ragazze votanti crede di avere medio-basse possibilità di puntare alla leadership scientifica, collocandosi nelle fasce 2-3 su una scala da 1 (nessuna possibilità) a 5 (molte possibilità).
Le stesse pensano, inoltre, di non godere di egual trattamento retributivo rispetto agli uomini.
Sono due risultati decisamente allarmanti, che evidenziano il doppio svantaggio sentito dalle donne, possibile causa della loro limitata presenza in questi settori.
Coloro che sostengono che le donne sono una minoranza nelle facoltà scientifiche affermano, inoltre, che tale minoranza persiste anche nel contesto europeo, in quanto pensano che, rispetto agli altri paesi UE, l’Italia abbia un numero inferiore di studentesse/laureate in facoltà STEM.
Quanto ottenuto risulta essere conforme alla realtà ed evidenzia come l’Italia si posizioni, anche secondo il campione preso in esame, ad un livello più basso rispetto alle altre nazioni europee. Tale dinamica potrebbe ulteriormente limitare l’approccio delle donne italiane verso queste discipline.
Il pensiero comune, verificato anche dalla seguente analisi, attesta la presenza di un effettivo gender gap in ambito STEM. Esistono ancora troppi pregiudizi che devono essere eliminati.
Sono molteplici gli interventi promossi per cercare di abbattere questi stereotipi e di includere le donne nel mondo STEM, come borse di studio, corsi formativi per ragazze e molteplici altri.
Più testimonianze di donne effettivamente operanti in questi settori potrebbe essere un importante incentivo per le ragazze ad abbracciare queste discipline: donne fonti di ispirazione per altre donne.
Anche se, in realtà, ciò che veramente deve cambiare è il pensiero comune, radicatosi nelle generazioni e che, ad oggi, vede ancora le donne lontane dalla dimensione scientifica.
Qualcosa deve modificarsi, perché anche il mondo STEM necessita di donne.