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L'impatto del Covid-19 sul settore turistico

Di Chiara Marchi, Martina Jacquemod, Valentina Giordano e Valentina Marchisio. Dalla rubrica "Lavori di ricerca empirica degli studenti dell'Università di Pavia"
Il presente elaborato è volto a verificare l’effetto della recente pandemia di COVID-19 sul settore turistico italiano.
Le misure adottate per il contenimento dei contagi hanno impattato, seppur in modi ed intensità differenti, sia i lavoratori del settore che i fruitori. Per tale ragione la ricerca è stata condotta somministrando due differenti questionari: il primo, rivolto ai turisti, ha coinvolto un campione di 287 unità e il secondo, rivolto agli imprenditori, di 69 unità.
Nel primo questionario sono state inserite domande volte a verificare il cambiamento delle abitudini degli individui nelle proprie scelte di viaggio.
Dall’analisi è emerso che prima dello scoppio della pandemia solo il 39% degli individui preferiva viaggiare in Italia, a fronte del 61% che prediligeva le mete estere; in un’ottica post Covid-19 invece la situazione si è ribaltata: il 78% ha dichiarato di voler rimanere in Italia.
La destinazione favorita rimane il mare seppur siano aumentate le preferenze per montagna e collina, a fronte di una diminuzione delle città d’arte.

grafico post covidgrafico pre covid
  
 
 













Inoltre, osservando la durata delle vacanze, nella situazione post-Covid il 74,3% del campione ha affermato di dedicare alle vacanze un massimo di 7 giorni, quando in una condizione pre pandemica, il 54% passava in vacanza periodi superiori alla settimana.
In vista della proposta del Governo di far ripartire il turismo italiano con l’introduzione del “Green pass”, è stata inserita all’interno del questionario una domanda, nella quale veniva chiesto agli intervistati se si sarebbero sentiti più sicuri a viaggiare con questo certificato e il 60,3% ha risposto affermativamente. L’intento era verificare se vi fosse un nesso tra la sensazione di maggiore sicurezza data dal Green pass e le varie fasce d’età. Tuttavia non è sorto alcun legame tra le due variabili. In generale sia under 30 che persone più anziane si sentirebbero più tutelate e protette nel possederlo.
Infine, è stato domandato in che misura il Covid-19 abbia influenzato le scelte di viaggio, su una scala da 1 (per nulla) a 5 (molto). Il 64% del campione ha dichiarato di essere stato fortemente condizionato dalla pandemia: abbiamo, infatti, riscontrato una variazione nelle preferenze per luoghi meno frequentati, divertimento e pulizia. È emerso che prima del Covid, gli intervistati davano molta importanza al divertimento, meno alla pulizia e poca al soggiornare in luoghi più isolati. In seguito alla pandemia, invece,  abbiamo assistito ad un’inversione di questa tendenza.
 
Il secondo questionario è stato invece ideato con l’intento di verificare in quale misura ed in particolare quale categoria riguardante gli imprenditori turistici fosse stata maggiormente colpita.
Nonostante gli imprenditori intervistati provenissero da diversi ambiti di impiego (enti turistici, rifugi alpini, agriturismi…), al fine della ricerca, sono state prese in considerazione due macro categorie: quella alberghiera e quella della ristorazione.
Dall’analisi è emerso che il settore alberghiero ha ricevuto una minore percentuale di contributi da parte dello Stato rispetto alle perdite subite e che ha investito in minor misura rispetto alle altre nel rispetto delle norme di sicurezza anti Covid-19.
investimenti normecontributo stato
  
















Per poter analizzare quale settore sia stato maggiormente colpito dalla crisi pandemica, è bene ricordare che i ristoratori sono stati costretti a chiudere le proprie attività per un periodo di tempo più prolungato rispetto agli albergatori; ciò nonostante, molti hanno potuto fornire il servizio di asporto e quindi giovare di qualche entrata. Per contro, gli albergatori hanno subito un forte calo della propria clientela, come si può notare dal seguente grafico, che riporta i dati analizzati dall’Istat sulla variazione dei flussi turistici negli alberghi italiani tra il 2019 e il 2020.                                                          
 
E’ possibile osservare un significativo decremento sia nella fase del lookdown, quindi a partire da marzo, sia nel periodo estivo, confrontando il 2020 con l’anno precedente.
 

Un ulteriore obiettivo della nostra ricerca era quello di verificare se, ed in quale misura, le perdite subite dagli imprenditori avessero avuto ripercussioni sui dipendenti. A tal fine sono state inserite nel questionario domande mirate, dalle quali è emerso che il 70,5% degli imprenditori ha usufruito della cassa integrazione per i propri dipendenti. Ciò nonostante, ben il 63,3% ha dichiarato di essere stato costretto a licenziare parte del proprio personale a causa delle perdite subite. Il blocco dei licenziamenti, prorogato ad oggi fino a giugno, non sembra dunque essere stata una misura sufficiente per evitare che le perdite del settore si ripercuotessero anche sui dipendenti, essendovi in tale settore molti lavoratori stagionali.
Ricordiamo, inoltre, che la pandemia ha impattato anche i settori connessi a quello turistico e della ristorazione come i fornitori. Per tale ragione viene riportata nella sezione allegati un’intervista alla nota azienda vinicola piemontese Gaja, alla quale sono state rivolte domande con l’obiettivo di verificare l’intensità dell’impatto provocato dalla pandemia.




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