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La Relazione Sociale: trasferire intelligenza nell’elaborare i dati

by Giuliano Paterniti

[Mutamento Sociale n.34 - Gennaio 2012]

La crisi economica che sta interessando il contesto europeo e l’Italia in particolare ha, come noto, sensibili ripercussioni sul sistema di welfare, dal momento che esso è strutturalmente chiamato a supportarne i costi sociali, salvaguardando la coesione sociale, e a fornire opportunità, risorse e strumenti per lo sviluppo, a livello micro e macro, di processi positivi di fronteggiamento della crisi.
La centralità strategica del welfare si confronta, tuttavia, con un progressivo assottigliarsi delle risorse, effetto della stessa crisi cui il sistema deve rispondere, compromettendo la reale capacità di spesa. A sfide crescenti il sistema si trova dunque a rispondere con risorse costantemente in diminuzione, situazione che è sotto gli occhi di tutti e che richiede un utilizzo sempre più efficace ed efficiente delle risorse a disposizione.

Anche il sistema socio assistenzale deve poter allocare le scarse risorse a disposizione per sviluppare interventi che rispondano adeguatamente ai bisogni, scongiurando – o meglio minimizzando – il rischio di non poter fronteggiare evoluzioni ulteriormente negative. La conoscenza puntuale delle risorse a disposizione e dei bisogni cui rispondere risulta pertanto un punto di partenza imprescindibile, che, tradotto nell’ottica del welfare, significa poter contare su un patrimonio informativo relativo alle fonti di finanziamento, al sistema di offerta dei servizi ed alla domanda sociale esaustivo, disponibile ed utilizzabile nell’ambito di un processo di programmazione, che renda e tenga conto delle sue tipiche connotazioni ed in particolare:
  • •    della centralità della programmazione come modello di governance del sistema fondata sulla definizione strategica di obiettivi e priorità nel quadro degli scopi predefiniti;
  • •    dell’affermarsi di un approccio partecipativo, che si è venuto traducendo nell’adozione di modelli negoziali e concertativi, tesi a valorizzare i contributi dei diversi attori che popolano il complesso coacervo di risorse e interessi caratteristico del welfare mix;
  • •    dell’esigenza di contenimento, controllo e rendicontabilità pubblica della spesa sociale;
  • •    dell’indiretta e spesso limitata possibilità di conoscere appieno l’evoluzione e le caratteristiche del bisogno sociale;
  • •    dell’opportunità di attivare positivi processi di valutazione delle politiche, degli interventi e dei servizi.

Una vasta letteratura e la logica stessa che ha ispirato il modello di welfare introdotto dalla Legge 328/2000 hanno, d’altra parte, già ampiamente evidenziato l’importanza del legame tra informazione e decisione, la necessità di disporre di elementi conoscitivi oggettivi e fondati per poter attuare processi decisionali efficaci in un ambito gestionale complesso quale quello delle politiche sociali, la rilevanza di pratiche di social accountability come elementi di connessione forte tra sistema decisionale e cittadini/utenti, mediati dai processi partecipativi che concorrono alla programmazione.

Uno strumento informativo assai prezioso in tal senso e capace di rispondere alle molteplici esigenze del sistema è rappresentato dalla Relazione Sociale, intesa come quadro aggiornato, sintetico e completo dello stato e dell’evoluzione dei servizi sociali, delle principali problematiche e delle più significative tendenze dei fenomeni relativamente ad un territorio specifico; dati analizzati ed opportunamente correlati fra di loro attraverso specifici indicatori di sintesi, nell’ottica di cogliere e mostrare l’impatto sociale delle politiche e dei servizi posti in essere, anche in relazione con gli obiettivi stabiliti dal Piano Sociale di riferimento. Cruciale è perciò che, in primis, siano le Regioni a dotarsi di questo strumento.
In questo senso un’efficace Relazione Sociale deve presentare, per ogni area di analisi, i dati relativi al quadro socio-demografico di riferimento, alla domanda sociale espressa e potenziale, alle principali caratteristiche del sistema di offerta (in termini di servizi e interventi attivati, tipologia e capacità ricettiva, dotazioni e risorse umane e professionali), nonché contenere un’analisi delle potenzialità e criticità della rete di servizi, del rapporto tra domanda e offerta ed individuare lo stato di attuazione degli obiettivi di servizio, fornendo sintesi prospettiche utili alla valutazione e alla conseguente riprogrammazione dei finanziamenti, delle azioni, degli interventi, ovvero alla definizione e ridefinizione degli obiettivi di policy.
Si noti, in proposito, che un’adozione stabile nel tempo di un simile rapporto conoscitivo, con cadenza annuale o biennale consente di disporre un importante strumento di benchmarking della rete dei servizi, permettendo di valutare i cambiamenti e i miglioramenti delle performance delle singole reti di servizio nel tempo e/o di comparare le performance delle diverse reti in uno specifico momento.

L’organizzazione esplicativa e la modalità espositiva della Relazione Sociale, e la sua successiva diffusione, dovranno tenere adeguatamente conto della pluralità dei destinatari che è chiamata a raggiungere, al fine di sfruttare appieno le proprie potenzialità informative e assolvere alle diverse finalità richiamate in apertura. Essa è, infatti, indirizzata a:
  • •    decisori pubblici, a vari livelli istituzionali, che acquisiscono elementi certi per operare scelte fondate sulla conoscenza puntuale dei fenomeni afferenti territori e gruppi sociali specifici;
  • •    soggetti ed istituzioni pubblici e privati che concorrono alla programmazione, che potranno contribuire ai processi partecipativi sulla base di un quadro di conoscenza oggettivo;
  • •    responsabili ed operatori dei servizi, rispetto ai quali la Relazione può costituire momento di maggiore consapevolezza rispetto al proprio operato;
  • •    cittadini, mass-media, forze sociali, attori del terzo/quarto settore, cui il sistema di welfare si rivolge, direttamente o indirettamente.

Rispetto ad essi la relazione sociale potrà pertanto rappresentare:
  • •    un fondamentale patrimonio conoscitivo per la verifica degli obiettivi di servizio, la valutazione delle performance del sistema, l’allocazione delle risorse e la conseguente nuova programmazione delle politiche e degli interventi, anche nell’ambito dei processi partecipati;
  • •    un’opportunità formativa per gli operatori, nonché di discussione e verifica sull’andamento del sistema di offerta;
  • •    un momento importante di circolazione delle informazioni, di verifica e dibattito sullo stato dell’offerta dei servizi in relazione ai bisogni, ai problemi, alle esigenze espresse dalla cittadinanza, dagli utenti, dal terzo settore, ma anche un’occasione di trasparenza e rendicontazione pubblica dell’operato del sistema;
  • •    un’occasione di verifica dell’utilità stessa dell’impostazione data alla Relazione Sociale, di affinamento e miglioramento continuo del prodotto.

Lo stesso stile di composizione e stesura della relazione sociale deve tenere conto dei diversi pubblici e delle differenti finalità di utilizzo cui è chiamata a rispondere. Sarà pertanto necessario prevedere la restituzione di dati ed informazioni esaustive e utilizzabili secondo diverse prospettive, articolando le analisi nelle stesse aree tematiche previste dalla programmazione (generalmente per macro target di utenza); ricorrendo a quadri di sintesi e highlights sui diversi temi, ad indicatori che offrano una fotografia sintetica del sistema di offerta e del suo rapporto con la domanda, nonché dello stato di avanzamento degli obiettivi definiti in fase di programmazione; fornendo separatamente le basi dati utili ai soggetti che intendano compiere approfondimenti specifici; analizzando le tendenze evolutive del mutamento sociale; suggerendo nuove idee e prospettive; elaborando indicazioni di policy utili ai nuovi processi di programmazione.

Un aspetto particolarmente importante risiede, senza dubbio, nella capacità della Relazione Sociale di porsi come strumento di sintesi, sia dell’esistente sia delle prospettive evolutive, in modo da potersi configurare quale strumento realmente utile. Essa dovrà, infatti, restituire un quadro sintetico del fenomeno oggetto di analisi, evidenziandone pochi tratti peculiari in relazione allo stato e all’evoluzione del fenomeno stesso, avvalendosi di pochi indicatori capaci di mettere in relazione una pluralità di aspetti e curando in modo particolare la scelta dei metodi di rappresentazione dei dati e delle informazioni: da questo punto di vista sarà senza dubbio necessario ricorrere a metodologie di analisi adeguate e scientificamente fondate e a batterie di indicatori e standard riconosciuti e condivisi a livello regionale, nazionale ed europeo.
In secondo luogo, la Relazione Sociale dovrà fare sintesi delle diverse fonti informative disponibili sul medesimo oggetto di analisi; se infatti l’informazione nelle politiche sociali è spesso il risultato di indagini spot su specifici aspetti e fenomeni, la Relazione Sociale dovrà porsi quale strumento periodico in grado di attingere a fonti diverse e, razionalizzandole opportunamente, capace di offrire una visione d’insieme e un’interpretazione organica e integrata delle informazioni disponibili.

E’ indubitabile, peraltro, che la realizzazione di una compiuta Relazione Sociale, in grado di restituire periodicamente un quadro esaustivo, mirato ed aggiornato dello stato del sistema di welfare non può non essere basata sulla disponibilità di fonti informative stabili, esaustive, tempestive, coerenti con le esigenze conoscitive e scientificamente fondate. E’ evidente, in altre parole, che solo un attivo e valido Sistema Informativo Sociale, specificamente dedicato al governo, monitoraggio e valutazione delle politiche e degli interventi sociali e stabilmente operante sul territorio, è in grado periodicamente di individuare la domanda e l’offerta sociale e consentire la verifica dell’efficienza e dell’efficacia dei servizi. La Relazione Sociale ne rappresenta, anzi, uno dei prodotti informativi di sintesi, un fondamentale strumento di reporting capace di avviare e mantenere in vita circolarità virtuose tra conoscenza e decisione, innescando retroazioni positive tra domanda e offerta di servizi per il progressivo adattamento dell’offerta alla domanda, e supera l’autoreferenzialità degli stessi Sistemi Informativi Sociali rendendone visibile e concreta la specifica utilità.

In conclusione, la Relazione Sociale, se adeguatamente alimentata da flussi informativi stabili quali quelli di un Sistema Informativo Sociale, rappresenta uno strumento fondamentale nell’ottica di supportare la programmazione, il decision making e i processi partecipativi sottesi, e di social accountability, connotandosi in sintesi come:
  • a.    stabile, per permettere il il benchmarking e l’innescarsi di cicli valutativi;
  • b.    rigorosa, per l’utilizzo di standard metodologici riconosciuti;
  • c.    fondata localmente e partecipata, perché centrata sulle esigenze locali degli stakeholder;
  • d.    tempestiva, perché centrata su dati e informazioni aggiornati;
  • e.    esaustiva e trasversale, in quanto sintesi dell’intero comparto delle politiche sociali e superamento delle specificità di rilevazioni e rapporti centrati su singoli temi e aspetti;
  • f.    fruibile, in quanto facilmente leggibile e realmente utilizzabile quale strumento di rendicontazione sociale e supporto a tutti i livelli di pianificazione e decisionalità operativa nel sistema di welfare;
  • g.    “previsiva”, perché finalizzata ad effettuare stime prospettiche, soprattutto in relazione agli obiettivi di Piano;
  • h.    diffusa, per la sua disponibilità in diversi formati (cartaceo/elettronico, sintesi testuali/indicatori/basi di dati);
  • i.    spendibile localmente, per l’adozione di logiche di social accountability;
  • j.    spendibile a livello nazionale e internazionale, per l’uso di indicatori e standard riconosciuti e condivisi.

Il ritardo con il quale in molti contesti regionali si va affrontando l’obiettivo di dotarsi di una Relazione Sociale/Sociosanitaria Integrata è un dato di fatto che testimonia anch’esso del ritardo “culturale” che questo comparto delle politiche pubbliche continua ad accumulare nel tempo rispetto ad una rapida trasformazione/evoluzione dei problemi, degli assetti organizzativi, delle capacità operative e così via. Peraltro vi sono, invece, anche valide esperienze di capacità di raccolta, analisi ed utilizzo di dati che si sedimentano anche di Relazioni Sociali di alto livello qualitativo. A maggior ragione, in un periodo così complesso, lo sforzo di illuminate burocrazie tecnico-funzionali orientate ad una direzione consapevole e programmata delle politiche non può che orientarsi a trovare nei dati “intelligenti” le risposte più consone.

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