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Le pari opportunità e la conciliazione dei tempi di vita

di Cecilia Chiesa
Mutamento Sociale n.15 - Maggio 2007

La questione dell’uguaglianza

Il concetto di pari opportunità è fortemente connesso alla questione femminile ed ai movimenti originatisi nel XVII secolo per rivendicare l’uguaglianza fra uomini e donne nell’ambito della vita politica, ovvero ai movimenti per l’acquisizione del diritto di voto. Dagli anni ’70 del secolo scorso, quanto meno in Europa, le donne hanno acquisito pieni diritti politici. In seguito al periodo delle lotte dei movimenti femminili, l’acquisizione di tali diritti ha portato a riflettere sulla specificità femminile e a rivendicare la propria diversità rispetto agli uomini. La questione dell’uguaglianza fra i generi è slittata, dunque, verso il concetto di “parità”.

Il concetto di parità
Poiché il diritto al voto era acquisito, ma le donne (per motivi che comprendono: fattori culturali, radicamento nell’ambito familiare, mancanza effettiva di tempo da dedicare all’attività politica, resistenze da parte maschile; e che impediscono loro di partire da una condizione paragonabile a quella maschile) non erano e non sono presenti quanto e come gli uomini nelle sfere decisionali, il dibattito si è spostato verso il concetto di pari opportunità, cioè una serie di misure che consentano alle donne di partecipare alla vita politica attiva del proprio paese quanto meno in pari misura rispetto ai loro colleghi maschi .
Il concetto di pari opportunità
Il concetto di pari opportunità consente, sostanzialmente, di non ignorare le differenze e di colmare il deficit di risorse a cui alcune categorie sono soggette, e che rischierebbero di escludere parte della popolazione dai propri diritti di cittadinanza. Tale concetto ha assunto, nel corso del tempo, un significato più ampio andando ad interessare anche altre sfere della vita delle donne, con particolare riferimento alla sfera lavorativa (per un incremento dell’occupazione femminile e perché le donne occupino posizioni dirigenziali, ed abbiano la stessa retribuzione) e all’ambito familiare (per una condivisione dei carichi di cura e di lavoro domestico fra uomini e donne).

Tempi e pari opportunità
Il tema della conciliazione dei tempi e degli orari si inserisce dunque nella questione delle pari opportunità, essendo parte di un percorso più ampio, finalizzato proprio alla riduzione delle disuguaglianze di genere.
In una società come quella attuale, investita da una serie di profonde trasformazioni in campo demografico, sociale e lavorativo (aumento dei divorzi e delle famiglie monogenitoriali, aumento del tasso di partecipazione delle donne al mercato del lavoro, aumento delle persone dipendenti anziane affidate alle cure della famiglia, nuova organizzazione del lavoro che richiede estrema flessibilità dei rapporti di lavoro, degli orari di lavoro e della retribuzione), la disponibilità temporale rappresenta una forte barriera segregativa tra uomini e donne, non solo per quanto riguarda la possibilità di entrare nel mercato del lavoro, ma anche nel grado di qualità della vita esperito: non solo, quindi, la quantità del tempo, ma cosa si fa del tempo complessivo a disposizione.
Cause di discriminazione: il fattore tempo
Le cause che vengono indicate dalla letteratura come fattori critici, che potenzialmente possono essere fonte di fattori discriminanti, sono la diseguale divisione dei carichi extralavorativi, l’inadeguatezza dei servizi di conciliazione (siano essi pubblici o privati) e la resistenza delle imprese a ripensare i modelli di organizzazione del lavoro. Come si può notare sono tutte cause connesse in modi diversi alla tematica dei tempi ed in particolare alla conciliazione della vita lavorativa con la vita familiare.

Cos’è la conciliazione
Per cercare di meglio comprendere cosa s’intende con il termine conciliazione verranno qui di seguito proposte alcune definizioni.
 “Conciliare significa accordarsi, essere consenzienti nel pagare un prezzo (ad esempio conciliare una multa). Conciliare vita privata e lavoro professionale significa dunque mettere sul piatto della bilancia i pesi diversi che questi fattori assumono nella vita quotidiana di una persona, nella consapevolezza che è necessario fare qualche sforzo, pagare qualche prezzo perché questi tempi e mondi diversi non si schiaccino a vicenda o non si alleino per schiacciare la stessa persona, la sua identità e il suo benessere.
(2001, “Cosa vogliono le donne. Cosa fanno le donne per conciliare lavoro e famiglia”, Regione Lombardia - Pari opportunità, Formaper)
“Il termine conciliazione si riferisce al rapporto che esiste tra almeno due sfere di vita: la famiglia e il lavoro (ma non solo…); sarebbe meglio dire tra due ambiti di organizzazione del tempo: il tempo di vita e il tempo lavorativo professionale. Il termine, oltre ad evocare l’interferenza, il problema da risolvere, i tempi da far coesistere – portare i bambini a scuola ed arrivare in ufficio in tempo, passare in ospedale a visitare la mamma anziana e malata e trovare il tempo per fare la spesa – richiama la ricerca individuale e familiare di un equilibrio. Dunque quando si parla di conciliazione si fa riferimento anche alle strategie attraverso le quali le persone (le donne e gli uomini) tentano di raggiungere un equilibrio, di ridurre le interferenze, in modo che i diversi tempi nel corso di vita personale e professionale di uomini e donne possano coesistere senza produrre troppi stress o svantaggi – insomma senza che essi schiaccino la persona, il suo equilibrio, il suo benessere e quello della sua famiglia.”
(2004, Rapporto finale,  Progetto Equal “Da donna a donna”, COREP).

Chi si occupa di conciliare?
Appare evidente, dunque, che la conciliazione tra i tempi si gioca concretamente all’interno di un complesso intreccio di fattori, quali i tempi ed i modelli dell’organizzazione del lavoro, del lavoro di cura, della vita sociale allargata; i tempi, gli spazi ed i servizi della città; il tempo libero ed il tempo per sé. Questo comporta che un efficace sistema di misure di conciliazione non possa prescindere dal prendere in considerazione il complesso insieme di questi fattori. Occorre inoltre sottolineare che, data l’ampiezza e la portata della problematica, appare evidente che mettere in atto strategie di conciliazione non possa più essere considerato un compito che le donne devono assolvere privatamente: famiglia, società, cultura e soprattutto le politiche pubbliche devono preoccuparsi di attuare tutte le strategie che la normativa (legge 53/2000; legge regionale 23/99 e legge regionale 28/2004) consente di perseguire in direzione della conciliazione, e quindi anche delle pari opportunità.
Servizi per la conciliazione
Quali sono, dunque, quei servizi la cui funzione va, direttamente o indirettamente , a supporto della conciliazione? Di seguito vengono proposte due possibili definizioni.
La prima è ripresa dal progetto Equal “Acrobate”, sviluppato nel 2004 in Lombardia, da una partnership di dodici partecipanti (www.equalacrobate.it). Nell’ambito del progetto, è stato stilato un elenco di servizi che possono fungere da indicatori per il monitoraggio delle risorse territoriali in tema di pari opportunità . Tali servizi includono:

a. Servizi di cura per minori, anziani e disabili:
- offerta di nidi, baby parking, micro nidi, scuole materne, scuole dell’obbligo con tempo prolungato con offerta di servizi mensa, doposcuola, attività pomeridiane
- asili nido aziendali
- servizi per il tempo extra scolastico della seconda infanzia e dell’adolescenza: (ludoteca c.a.g., oratori )
- servizi di accoglienza dei minori durante il periodo estivo: centri vacanze, centri estivi, etc.
- case di riposo e di cura:
- centri diurni per anziani:
- strutture socio riabilitative (es. CSE, CRT centri diurni per disabili)

b. Servizi pubblici e area trasporti:
- rete di trasporti locale orari e frequenza dei servizi
- orari dei servizi pubblici

c. Progetti e sperimentazioni:
- progetti sperimentali a sostegno della famiglia quali banca del tempo,  progetti Equal, etc
- presenza di un piano dei tempi delle città

d. Servizi area lavoro:
- offerta di servizi a sostegno dell’occupazione femminile  (Sportelli donne all’interno dei centri per l’impiego) e della partecipazione femminile alla vita sociale
- offerte formative per la popolazione adulta attivate sul territorio
attivazione sul territorio di progetti per l’inclusione sociale finanziati con FSE e altri fondi comunitari

La seconda definizione fa invece riferimento al progetto “Il tempo delle donne”, sviluppato da CAAM, ASNM e Clavim (crf. pag. 9), e per il quale il Politecnico di Milano ha realizzato una mappatura dei servizi per la conciliazione sul territorio interessato dal progetto (Alto Milanese, Nord Milano e Vimercatese). La definizione di servizi per la conciliazione sulla base della quale è stata condotta tale mappatura, include le seguenti risorse:

a. Scuole: asili nido, scuole materne, elementari, medie;
b. Servizi di cura: servizi per anziani, servizi per handicappati, servizi di assistenza individuali, servizi di assistenza collettivi (case di riposo o luoghi di aggregazione), baby sitting, tages mutter;
c. Trasporti: (il sistema dei trasporti può essere collegato ad altri servizi): il sistema dei trasporti nel Comune (la rete urbana ed extraurbana) ed il “ trasporto dedicato” come ad esempio il servizio pullman per accompagnare i bambini/e a scuola ecc;
d. Per l'occupazione: Centri per l’ impiego, Agenzie di lavoro interinale, sportello unico per l’ impiego sarà necessario elencare anche quali tipi di servizi specifici o meglio con un’ attenzione specifica all’occupabilità delle donne;
e. Centri donna, di risorse, di parità sono servizi spesso erogati anche dall’ associazionismo.
Esempi di tipologia di servizi che offrono:
• la fornitura di informazioni e “mappe” per orientarsi sul territorio alla ricerca di servizi, associazioni, iniziative utili
• la distribuzione di materiali e documentazione utile per affrontare al meglio le problematiche legate alle responsabilità familiari e lavorative
• l’ informazione sulle legislazioni di parità, pari opportunità, maternità, congedi parentali e conciliazione familiare
• l’ organizzazione di seminari e incontri dedicati ai padri
• Iniziative e consulenze specialistiche sui bisogni di conciliazione per chi si prende cura di bimbi e/o persone anziane
• Sono anche un luogo di incontro per gruppi di donne e associazioni, con uno spazio attento a bambine e bambini
f. Tempo libero: servizi erogati da associazioni, associazioni sportive, enti locali per differenti età. Occorre tenere presente le attività commerciali, che non vanno censite, ma che, soprattutto riguardo il sistema degli orari, possono venire incontro a bisogni di conciliazione.
Come si può ben notare, i servizi indicati in entrambi gli ambiti di ricerca (progetto “Acrobate” e progetto “Il tempo delle donne”) come direttamente o indirettamente utili alle strategie di conciliazione, sono assai simili ed in parte di ripetono, investono molte sfere della vita familiare e più ambiti di politiche pubbliche.

Le dimensioni della conciliazione
Infine, l’ISFOL – Unità Pari Opportunità, nel Febbraio 2004 ha pubblicato la ricerca “Conciliazione fra vita lavorativa e vita familiare. Integrazione delle politiche e problemi di valutazione”, nella quale propone uno schema che mette bene in luce la complessità delle politiche di conciliazione, indicando peraltro le azioni che possono essere intraprese, dalle aziende e dall’ente pubblico, per offrire alla cittadinanza servizi che contribuiscano concretamente a strutturare le strategie di conciliazione.

Fig. 1  Grafico riassuntivo delle tematiche, delle politiche e dei servizi inerenti il tema della conciliazione




Al centro si trovano le donne, principalmente le donne occupate o in cerca di occupazione, che devono far fronte ai tempi del lavoro, ai bisogni di cura per sé e per la propria famiglia (in particolare figli e genitori anziani). Nello schema vengono indicati non solo i bisogni (la cura di sé, la cura degli altri), ma anche i servizi (asili, scuole, ludoteche, strutture per anziani) o gli interventi (riorganizzazione del lavoro, flessibilizzazione tempi di lavoro e di apertura dei servizi pubblici e di cura, congedi formativi) che possono sollevare la donne dai propri compiti, in modo da liberare tempo e migliorare la propria qualità della vita; che permettono loro di “incastrare” gli orari, acquisire informazioni e conoscenza  e far crescere competenze, in modo da offrir loro pari opportunità di ingresso nel mondo del lavoro, rispetto agli uomini.

 

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