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PizzAut - Nutriamo l'inclusione. L'introduzione nel mondo del lavoro delle persone disabili.

di Matilde Cizza, Agnese Tumini, Stefano Curci, Emanuele Traversa, Andrea Mazzali e Lorenzo Merli. Dalla rubrica "Lavori di ricerca empirica degli studenti dell'Università di Pavia per il corso di Statistica Sociale
Abbiamo svolto questa indagine statistica per un lavoro di gruppo proposto, appunto, dalla nostra professoressa di Statistica Sociale del corso di Economia dell’Università di Pavia. Per trattare questo tema così delicato e importante abbiamo deciso di focalizzarci su un case study: PizzAut. Facciamo subito un po’ di chiarezza: PizzAut è una pizzeria gestita interamente da ragazzi autisti e si può definire un vero e proprio laboratorio di inclusione e contemporaneamente un modello che offre
lavoro, formazione e dignità alle persone autistiche. Questo progetto nasce per volontà di Nico Acampora, il quale è papà di un bimbo autistico e sogna un futuro migliore per suo figlio e per molte altre persone nella sua stessa situazione. Perché in Italia circa 600.000 persone sono affette da autismo e nessuna di loro è inserita nel mondo del lavoro.
In principio, questa iniziativa non aveva una vera e propria sede; infatti, usufruiva, nei giorni di chiusura, degli spazi di ristoranti terzi in modo da poter cucinare e servire le loro pizze. Purtroppo, con l’arrivo della pandemia questi tipi di eventi sono stati sospesi, ma Nico non si è arreso ed ha cercato il modo per continuare a far lavorare i suoi ragazzi e nel frattempo raccogliere fondi da dedicare al suo progetto finale, la pizzeria situata a Cassina de’ Pecchi (MI). L’idea di Nico è stata quella di un truckfood rosso targato PizzAut, sul quale i ragazzi avrebbero potuto finalmente tornare a fare ciò per cui erano stati formati. Così si spostavano in giro per le città, cucinando e servendo le pizze direttamente a chi le richiedeva.

La formazione

Un aspetto fondamentale del progetto PizzAut risiede nella formazione e preparazione dei ragazzi.
Sfruttando il tour per l’Italia con i truckfood, il proprietario Nico Acampora annotava tutte le criticità ed i punti deboli che i suoi ragazzi riscontravano nel preparare le pizze.
Un problema comune si riscontrava nel momento della cottura delle pietanze in quanto, con l’ausilio di forni “tradizionali”, non era possibile controllare a pieno l’intero processo di cottura. Per far fronte a questo, vennero introdotti dei particolari forni a rullo dotati di un timer che rendevano molto più semplice la supervisione da parte dei pizzaioli e soprattutto, evitava tutti quei piccoli difetti in cottura che potevano andare a rovinare le pizze.
Un altro aspetto di fondamentale rilievo riguarda lo spazio di lavoro dedicato ad i camerieri. Ogni tavolo infatti, dispone di una “linea di confine”, un bordo rosso che delimita la zona di comfort per i ragazzi, dove poter appoggiare le pizze e gestire le ordinazioni. Inoltre, nessun posto a sedere viene assegnato a capotavola (questa scelta è sempre dettata dall’esigenza di lasciare il maggiore spazio di lavoro possibile).
Per quanto riguarda l’aspetto estetico del locale, il proprietario ha utilizzato alcuni stratagemmi per migliorare l’esperienza lavorativa dell’intero staff. I colori che sono stati selezionati infatti, non sono casuali: la preponderanza del rosso, nero e legno non impatta negativamente sulla vista, al contrario, aiuta a non affaticarla inutilmente.
L’intera struttura è ricoperta da pannelli insonorizzanti, che permettono di filtrare al meglio ii rumori provenienti dall’ambiente esterno.
Perfino i mobili hanno subito alcune modifiche: la manualità di ogni singolo ragazzo è diversa e risponde a stimoli differenti, per questo motivo i pomelli sono stati eliminati in favore di aperture a pressione; le porte non hanno alcun “verso”, ma possono essere aperte in entrambe direzioni, sempre per favorire lo spazio di lavoro con eventuali carrelli.
Tutte queste piccole accortezze messe in atto da Nico, oltre alla perfetta sinergia tra i vari componenti del proprio team, aiutano notevolmente a gestire con armonia le ore lavorative all’interno del ristorante.
Il progetto infatti è riuscito ad avviare un laboratorio di inclusione sociale attraverso la realizzazione di un locale controllato interamente da ragazzi autistici, affiancati da professionisti della ristorazione.
L’idea centrale del progetto PizzAut è proprio quella di avviare i partecipanti ad una prima fase di formazione, che consentirà loro di studiare insieme a psicologi ed educatori la mansione più adatta in base alle proprie caratteristiche, e soprattutto studiare le varie modalità attraverso le quali farli sentire auto-efficace ed in equilibrio con la realtà che li circondano.

La mission e la vision

In questo progetto ci siamo posti come obiettivo quello di sensibilizzare le persone rispetto una realtà che lega i soggetti con disabilità al mondo del lavoro: al fine di avvicinare quante più persone possibili a questo tema poco discusso.
Nicco, che ricordiamo essere il proprietario di PizzAut, ha da sempre intrapreso svariate “campagne pubblicitarie” che mirano alla diffusione della realtà lavorativa che li circonda dal momento in cui il progetto è nato.
I ragazzi di PizzAut sono ad oggi famosi per aver partecipato a talent in cui raccontano la loro storia e, con l’obiettivo di nutrire l’inclusione citano: “noi siamo fatti DI-VERSI perché siamo poesia”, “TU NON SEI NORMALE è il miglior complimento che mi abbiano mai fatto”; inoltre, sono spesso intervistati e talvolta sono onorati di incontri con figure emblematiche della
società, come svariati politici ed il Papa: i ragazzi sono protagonisti di numerose interviste che hanno come pubblico dai più piccoli ai più grandi di età.
È stato quindi semplice trovare una collaborazione con Nicco poiché i nostri obiettivi sembravano convergere all’interno del progetto: Nicco avrebbe potuto diffondere la sua realtà anche all’interno del mondo universitario, che tra l’altro è frequentato da alcuni ragazzi AUT presso PizzAut e, con grande piacere, aiutarci a realizzare il nostro progetto, ovvero raccogliere e condividere i dati relativi all’inclusione lavorativa delle persone con disabilità, e discuterne i risultati.
 
Come abbiamo studiato il nostro progetto?
Inizialmente sono stati realizzato due questionari: il primo rivolto ai clienti ed ai possibili clienti di Pizzaut, il secondo per i ragazzi AUT. Siamo riusciti senza difficoltà a somministrare alla clientela il primo questionario mentre, con il secondo, abbiamo cercato di venire incontro alle difficoltà dei ragazzi, sotto consiglio di Nicco, modificando le domande e rendendole estremamente semplici, in modo da non creare alcun disagio. Sono state eliminate le domande aperte e quelle con scala di valutazione ordinale, abbiamo ridotto il numero complessivo di domande e assistito una parte dello staff durante lo svolgimento del questionario, mentre l’altra parte, poiché non di turno di lavoro, è stata assistita da Gabriele, ragazzo
AUT presso PizzAut e studente universitario di storia. Qualcuno ha trovato difficoltà, qualcuno meno, ma alla fine siamo riusciti a completare il sondaggio.
Sfortunatamente il campione di ragazzi Aut sottoposti al sondaggio era troppo esiguo per poter effettuare un’indagine quantitativa, abbiamo allora concluso che avremmo utilizzato il questionario rivolto ai ragazzi AUT per un’indagine qualitativa ed avremmo discusso l’indagine quantitativa attraverso il questionario rivolto alla clientela. Questo ci ha permesso di realizzare un progetto più completo che si basasse da una parte, sui dati raccolti dalla clientela relativamente la loro percezione nell’ambito delle disabilità nel mondo del lavoro, dall’altra su un’indagine qualitativa che permettesse ai ragazzi Aut di esprimere le loro impressioni, desideri ed obiettivi in ambito lavorativo.
Scaletta:
  1. nostro obiettivo
  2. obiettivo PizzAut/Nicco
  3. esperienze pubblicitarie ragazzi AUT
  4. realizzazione progetto
  5. intro questionari e modifiche
Analisi quantitativa

Occorre fare una premessa rispetto alle modalità utilizzate per raccogliere i dati e alla successiva analisi di questi: misurare la percezione e la sensibilità che le persone possiedono circa temi così delicati, è complesso.
Esiste, infatti, un bias di desiderabilità sociale verso le risposte alle domande del questionario, ovvero, le persone a cui è stato somministrato potrebbero aver risposto non tanto seguendo le proprie idee e il proprio pensiero, ma in maniera distorta, assecondando la risposta che la società (anche a livello mediatico) ritiene più opportuno rispondere. Un esempio per tutti: alla domanda “ti sembra giusto sensibilizzare maggiormente le persone al tema della disabilità?”, è probabile che una persona
risponda SI ma solo perché si ritiene impietoso rispondere NO o reagire con indifferenza al tema. Dunque, le analisi condotte sui dati raccolti potrebbero essere disturbate dalla presenza di questi bias.
Per ovviare a questo problema, dunque, abbiamo cercato di piazzare diverse domande di controllo all’interno dei questionari, in modo da costituire dei contrappesi che potessero limitare l’effetto delle distorsioni. Abbiamo calcolato una lunga lista di indici per cercare di estrapolare informazioni più precise possibili, senza affidarci ad uno solo indice che avrebbe potuto portare a conclusioni affrettate ed inesatte. Di tutti gli indici calcolati però, è essenziale contrarsi sull’associazione, la quale identifica al meglio l’obiettivo finale del questionario. L’associazione tra caratteri ha sempre riguardato il sesso, l’età e il grado di istruzione degli intervistati, per un semplice motivo: l’idea è quella di capire quali gruppi sono più o meno sensibili al tema della disabilità, per poter quindi comprendere da dove si dovrebbe partire con percorsi e iniziative di sensibilizzazione.
In buona sintesi, possiamo considerare i seguenti risultati:

 

C’è una debole dipendenza tra la conoscenza normativa sulla tutela dei disabili nel mondo del lavoro e il grado di istruzione degli intervistati. Tuttavia, conoscere il grado di istruzione degli intervistati non consente di prevedere in maniera adeguata la conoscenza delle norme.

 

L’associazione tra grado di istruzione e giudizio sull’inclusione dei disabili nel mondo del lavoro è minima. Anche in questo caso conoscere il grado di istruzione degli intervistati non consente di prevedere il loro giudizio. In generale, indipendentemente dal grado di istruzione l’opinione diffusa è che le persone disabili siano poco inserite nel mondo del lavoro. 

 

La quota relativa di maschi che ha votato “si” è pari a 3,53 volte corrispondente quota per le femmine.  Si noti come questa domanda si sottoponga molto alla desiderabilità sociale: quasi tutti gli intervistati ritengono che le persone disabili dovrebbero essere maggiormente tutelate ma, guardando ai dati della domanda “Conosci leggi che tutelano i disabili nel mondo del lavoro?” la maggioranza ha risposto “No”. Si potrebbe concludere che per quanto le persone pensino sia giusto tutelare maggiormente le persone disabili, esse sono poco informate o poco interessate sul tema.

 

Questa domanda voleva essere un test per cercare di capire la percezione degli intervistati circa la quantità di lavoratori disabili presenti nel mondo del lavoro: la percentuale esatta è il 37%, ovvero il range tra il 30% e il 40%, che è stata la risposta meno frequente. 

 

L’associazione tra il genere degli intervistati e la risposta data esiste ma è bassa. Dato che p(Y1>Y2) = 0,3095 e p(Y2>Y1) = 0,1245 possiamo concludere che estraendo a sorte un maschio o una femmina c’è una maggiore probabilità (pari al 30,95%) che la femmina pensi sia “molto importante” sensibilizzare al tema della disabilità, mentre un maschio lo penserà con una probabilità minore (pari al 12,45%). 

Analisi qualitativa

 

Per quanto riguarda le domande sottoposte ai dipendenti di PizzAut abbiamo deciso di optare per l’analisi qualitativa in quanto il campione che abbiamo potuto analizzare è risultato di piccole dimensioni. Difatti i dipendenti di PizzAut sono attualmente dieci.
Le domande che gli abbiamo sottoposto sono state revisionate più volte: inizialmente il questionario era composto da numerosi quesiti, alcuni a risposta aperta, altri con una scala da 1 a 5. Successivamente confrontandoci prima con il proprietario Nico Acampora e, successivamente, con il Professore Emilio Gregori, abbiamo modificato il questionario in base alle loro esigenze. Le domande sono state ridotte e riformulate: sono state trasformate da domande in scala e/o aperte a domande a risposta chiusa. L’ultimo quesito abbiamo comunque deciso di tenerlo a risposta aperta in quanto volevamo capire il perché gli piace lavorare da PizzAut.
Il questionario è stato somministrato da noi personalmente solo a cinque dei ragazzi. La restante parte del campione è stata aiutata proprio da uno dei dipendenti di PizzAut: Grabriele, studente universitario. Nel somministrare il questionario abbiamo riscontrato diverse difficoltà, ciascuna differente a seconda del ragazzo che avevamo davanti. La maggior parte di loro, quando gli veniva sottoposto il quesito, rispondeva ripetendo la domanda. Nonostante questo sono stati tutti in grado di completare l’intero questionario.
Di seguito vi mostriamo i risultati che abbiamo ottenuto:
  1. Il 70% è inserito nel progetto PizzAut da più di un anno;
  2. Il 40% dei lavoratori trova molto o abbastanza difficoltoso il suo lavoro. Probabilmente, di questo 40%, il 30% è nel progetto da meno di un anno e quindi non è ancora riuscito ad integrarsi completamente;
  3. Il 100% dei ragazzi considera molto accoglienti i colleghi;
  4. Tutti i dipendenti di PizzAut sono assunti con contrato part-time che, con gli straordinari, può arrivare oltre le 40 ore settimanali;
  5. Il 70% si ritiene molto soddisfatto della sua esperienza lavorativa ma, nonostante questo, all’80% dei ragazzi piace poco lavorare da PizzAut
 
 
 

Infine, come si può dedurre dall’ultimo grafico sopra riportato, tutti i ragazzi che lavorano da PizzAut sono alla ricerca di una maggiore indipendenza.

Conclusioni

L’obiettivo di questo progetto era quello di capire quanto le persone fossero preparate al fragile argomento, dell’introduzione nel mondo del lavoro delle persone disabili, se fossero più sensibili i maschi o le femmine e quale fosse il range d’età con maggiori interazioni con persone disabili.

L’indagine quantitativa ha evidenziato come:
  1. Il 76% della popolazione ritiene sia necessario sensibilizzare maggiormente l’argomento, di questo 76% il 60% erano femmine e il rimanente 40% maschi. Sensibilizzare maggiormente attraverso sostegni finanziari da parte dello stato ad iniziative come Pizzaut o maggior visibilità con report televisivi o nei top journal.
  2. Il 96% della popolazione ritiene sia necessari maggiori leggi a tutela dei disabili, nonostante ciò il 75% della popolazione campionaria non conosce leggi sui disabili e del rimanente 25% le leggi maggiormente conosciute sono: LEGGE 104, LEGGE 68/99 e ART 2 COSTITUZIONE.
  3. Infine l’80% della popolazione conosce persone con disabilità di questa percentuale, il 54% ha un età compresa tra i 19-25 anni (fase età universitaria), il 37% ha un età compresa tra i 26-65 (età lavorativa) e il rimanente 9% ha un età compresa tra i 13-18 ( età scuole superiori).
Le principali leggi evidenziate dalla popolazione sono:
  1. la legge 104 Detta legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate è una legge della Repubblica italiana che detta i principi dell'ordinamento in materia di diritti, integrazione sociale e assistenza della persona disabile, tale legge introdusse non solo incentivi fiscali ma anche sanitari e sociali al fine di migliorare la vita delle persone con disabilità.
  2. La legge 68/99 La presente legge ha come finalità la promozione dell'inserimento e della integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato. Con tale legge sono state introdotti vincoli di assunzione per le imprese (1 dipendente con disabilità tra i 15-35 dipendenti, 2 tra i 36-50 dipendenti).
  3. Articolo 2 della costituzione la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
L’indagine qualitativa invece ha evidenziato come il 70% dei ragazzi che lavora presso pizzaut si ritiene molto soddisfatto, mentre il rimanente 30% si ritiene mediamente soddisfatto. L’obiettivo finale dei ragazzi come quello della pizzeria e raggiungere l’indipendenza e l’autoefficienza.
 
Noi Autentici! Abbiamo deciso di intraprendere questo percorso, in quanto crediamo nel progetto Pizzaut e riteniamo sia di vitale importanza supportare quelle persone che, per motivi fisici o psichici, non hanno le stesse nostre possibilità di intraprendere una vita lavorativa.
Come noi, tante altre persone come ha evidenziato il questionario, ritengono necessario migliorare la vita economica, sociale e lavorativa di ormai una fetta sempre maggiore della popolazione non solo italiana ma mondiale.
Noi ci riteniamo soddisfatti del progetto a voi illustrato e riteniamo che ciò sia solo l’inizio di un percorso sicuramente difficile, ma che potrà portare soddisfazioni personali e collettive a livello umano.

Grazie.

AUTtentici!

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