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Quindi, da dove partire? La risposta a questa domanda, che negli ultimi giorni sta interessando in modo prioritario le amministrazioni comunali, deve essere formulata tenendo innanzitutto conto della mancanza sostanziale della sezione di GePI dedicata, appunto, alla gestione dei Progetti Utili per la Collettività. È necessario infatti aspettare un’altra intesa in Conferenza Unificata e un successivo Decreto attuativo al fine di approfondire gli aspetti di implementazione e funzionamento di questa terza nuova sezione di GePI. Filtrando allora i contenuti del Decreto del 22 ottobre secondo tale mancanza, è possibile individuare tre aree di lavoro per chi si occupa di RdC: una definita dalle disposizione generali che caratterizzano i PUC; una in cui sono contenute le attività da svolgere tramite GePI (quando la piattaforma sarà esistente e funzionante); una relativa alle modalità con cui i comuni debbano intanto muoversi.
Innanzitutto, è fondamentale conoscere le disposizioni generali che riguardano le caratteristiche che i PUC devono assumere: quali beneficiari RdC sono tenuti a partecipare ai PUC, in quali ambiti di attività possono essere inseriti, che forme di collaborazione devono andare a configurare, quali documenti devono essere redatti dal Comune per ogni Progetto attivato e come può essere coinvolto il Terzo Settore nelle attività di progettazione e implementazione. Nei prossimi articoli dedicati ai PUC (che saranno pubblicati su http://www.synergia-net.it/it/magazine.html) tratteremo questi aspetti, che interessano in particolare gli operatori comunali coinvolti nei lavori di progettazione e di attivazione della rete sociale territoriale.
Intanto, è opportuno comprendere lo schema di lavoro che dovranno seguire gli altri attori coinvolti nei PUC, ossia gli operatori e i beneficiari RdC. È ragionevole pensare che, almeno in questa primo periodo di avvio, i Comuni non riusciranno a mettere a disposizione tanti PUC quanti sono i beneficiari RdC obbligati a dare la propria disponibilità. Bisogna allora procedere in due direzioni, entrambe temporanee: la prima consiste nel garantire preventivamente ai Centri per l’Impiego la metà dei posti creati dai PUC, per ciascun ambito progettuale – culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo, tutela dei beni culturali.
Tale procedura di divisione dei posti tra i CPI e i Servizi Sociali sarà snellita con la realizzazione della sezione dedicata di GePI, che conterrà il catalogo complessivo dei PUC, diviso per ambiti progettuali, che i comuni procederanno ad aggiornare mensilmente. Questo catalogo sarà consultabile dai Case Manager e dagli operatori dei Centri per l’Impiego responsabili per i Patti per il Lavoro, grazie all’interoperabilità che sarà realizzata tra GePI e la loro piattaforma.
Tutti gli operatori coinvolti (CPI e Servizi Sociali) indicheranno poi, sempre tramite piattaforma, i possibili abbinamenti tra beneficiari RdC e PUC; potranno inoltre coordinarsi tra loro sui PUC disponibili grazie a funzionalità di comunicazione tra GePI e MyAnpal.
La seconda direzione provvisoria da percorrere è rappresentata nell’assegnazione dei PUC ai beneficiari in ordine di convocazione, anche vista l’urgenza di arricchire il contenuto di alcuni progetti già attivi. L’ordine di convocazione è dunque il criterio attualmente vigente per l’assegnazione delle posizioni, che saranno almeno inizialmente limitate nel numero. Con GePI a regime, verranno introdotte delle variazioni importanti a questa modalità di lavoro, poiché sarà richiesto agli operatori di seguire un ordine prioritario generato dall’utilizzo di due criteri diversi: il primo è individuato nella partecipazione di almeno un componente – il più giovane – per ogni nucleo beneficiario; il secondo, che si attiva nel caso non vi fossero posti disponibili per coprire tutte le famiglie, prevede l’assegnazione prioritaria in funzione della classe d’importo del beneficio. Nel caso di parità di classe, verrà considerato il profiling al fine di raggiungere il matching Progetto-Persona più efficace.
GePI, stando alle disposizioni contenute nel Decreto, ordinerà i nuclei in base alle classi di importo del Reddito. Ciò che può intanto essere utile svolgere, da parte degli operatori, è l’individuazione, per ogni nucleo preso in carico, del componente più giovane tenuto agli obblighi e del suo profilo di competenze, attitudini e interessi.
In conclusione, mentre gli Enti comunali devono lavorare all’elaborazione dei Progetti Utili alla Collettività, gli operatori sociali e dei Centri per l’Impiego sono tenuti a iniziare a includerli nei Patti per l’Inclusione e in quelli per il Lavoro, secondo specifiche modalità e con l’adeguata attenzione agli aggiornamenti ministeriali, che riceveremo nelle prossime settimane.
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