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Quale indagine per conoscere i bisogni sociali e le strategie delle famiglie?

di Emilio Gregori
Mutamento Sociale n.10 - Marzo 2006

Nei mutamenti in corso in questi anni che investono la relazione tra bisogni sociali e sistemi di welfare, il modello interpretativo che sembra rappresentare al meglio l’entità delle trasformazioni in atto è quello che sposta l’accento dagli individui alle famiglie e dagli 'stati' di bisogno/emarginazione ai ' percorsi' di scivolamento in situazioni di rischio di crisi.

Occorre cioè ripensare le situazioni oggetto delle politiche e degli interventi  sociali non come luoghi statici, ma come segmenti di traiettorie di transizione dotati di grande dinamicità, veri e propri processi di vita innescati da un qualche evento cruciale, subroutine del life process più generale. Ciò che caratterizza una traiettoria di bisogno e/o di crisi è l’intreccio inestricabile tra evento scatenante e strategia dell’individuo che, ridefinendolo, vi si adatta. Le linee di adattamento a un evento rappresentano un processo di costruzione del corso della vita: lo stesso evento/transizione seguito da adattamenti differenti può condurre infatti a differenti traiettorie del life course.

Il processo di insorgenza del bisogno sociale e della crisi è dunque un nodo problematico che può essere privilegiato ed illuminato dall’adozione di un’ottica procedurale e strategica.
Ciò mette bene in luce come la razionalità procedurale e strategica degli attori coinvolti in una traiettoria di bisogno o di crisi sia il carattere fondamentale che occorre approfondire per comprendere il fenomeno del bisogno sociale.

Da questo punto di vista, l’analisi delle traiettorie del rischio di crisi o di bisogno necessita quindi un approccio longitudinale basato sul corso di vita e mirato alla ricostruzione della storia degli eventi familiari e delle strategie che hanno condotto allo status attuale di bisogno. Appare dunque abbastanza chiaro come il monitoraggio dei bisogni sociali e dalla domanda di servizi e di prestazioni di aiuto/assistenza sia particolarmente complesso, difficilmente realizzabile in modo esaustivo solo tramite flussi informativi di dati amministrativi raccolti dai servizi con le 'cartelle utenti' o le 'schede di presa in carico'.

Di fronte a necessità conoscitive così ampie e specifiche come quelle sopra dettagliate, anche le informazioni provenienti dagli enti centrali del Sistema statistico nazionale, in primo luogo quelle estrapolabili dai dati demografici e dalle indagini multiscopo sulle famiglie, sono molto utili e importanti, ma non sufficienti per il policy making locale: il contributo informativo che ne deriva è giocoforza troppo generico rispetto alle specifiche esigenze conoscitive di programmazione delle politiche sociali, in particolare a livello regionale e locale.

Al contrario è solo realizzando una survey specifica (e non generica/generalista) che si potrà acquisire un background conoscitivo davvero compiuto e quindi di effettivo supporto all’adozione di scelte strategiche coerenti di programmazione sociale degli interventi e delle prestazioni. Tuttavia, data la complessità delle informazioni da raccogliere, è altrettanto evidente che il protocollo operativo di una survey di questo tipo dovrà necessariamente essere caratterizzato da alcuni elementi qualificanti.

Lo strumento di rilevazione dovrà innanzitutto essere un questionario strutturato, teso a cogliere elementi quali:
a) le determinanti della organizzazione della vita del nucleo familiare;
b) la ricostruzione dei passaggi cruciali nei processi problem-solving tentati dal nucleo dinanzi ad un 'evento-crisi';
c) l’insieme dei comportamenti familiari riguardo l’area dei servizi socio-assistenziali e sociosanitari nonché l’atteggiamento verso proposte alternative di politica sociale (fra cui ad es. anche i voucher);
d) i valori, le culture e gli stili di vita familiare, la propensione all’altruismo sociale e i livelli di integrazione nel tessuto comunitario locale.

La ricchezza e la complessità informativa dello strumento di rilevazione, impongono che il questionario venga somministrato face to face, tramite interviste la cui durata può anche eccedere l’ora. Questa esigenza di qualità delle informazioni è necessaria per lo studio delle traiettorie e dei percorsi degli eventi di crisi o di insorgenza dei bisogni ed é imprescindibile se si vogliono ottenere da questo punto di vista risultati scientificamente corretti e rigorosamente coerenti a tali obiettivi.

Un altro aspetto metodologico fondamentale da considerare riguarda la definizione dell’unità di rilevazione da sottoporre a intervista. Come é noto il carico materiale e la responsabilità complessiva della interazione del nucleo familiare con il sistema del welfare è generalmente addossato alla donna. Rispetto all’opzione di intervistare tutti i membri della famiglia, piuttosto che solo la persona classificata come 'capo-famiglia', la soluzione operativa più efficiente è quella di una lettura delle dinamiche e delle strategie familiari di fronteggiamento dei bisogni sociali 'mediata' dal punto di vista delle attrici primarie di tali dinamiche e di tali scelte, ovvero proprio le donne.

Come detto, l’approccio interpretativo che dunque sembra essere in grado di cogliere meglio la fenomenologia dei bisogni sociali è quello che adotta una prospettiva dinamica di analisi, ponendo l’accento sui bisogni come traiettorie del corso di vita segnate da passaggi cruciali. Quando si desidera studiare l’effettivo sviluppo dei corsi di vita delle donne, è fondamentale adottare un disegno di ricerca basato su interviste condotte a specifiche coorti di donne; tale scelta, rinunciando a una descrizione generalista, permette infatti una maggior focalizzazione sulla spiegazione dei comportamenti.

Il disegno di un’indagine retrospettiva su alcune coorti di individui si presta inoltre anche alla descrizione del cambiamento sociale, al tentativo di valutare i meccanismi causali sottostanti al cambiamento, e allo studio delle dinamiche sociali sottostanti ai processi.
Date le finalità interpretative, l’approccio per coorti presuppone che lo schema di campionamento adottato per l’indagine, oltre ad assicurare un’adeguata rappresentatività secondo gli usuali criteri statistici basati sul livello di confidenza dell’errore massimo atteso per le stime, risponda all’obiettivo di garantire la comparabilità dei comportamenti delle coorti di donne considerate; si tratta cioè di uno schema simile a quello utilizzato nelle indagini mediche di tipo 'caso-controllo', quindi non proporzionale alla dimensione delle coorti. In altre parole il campione è rappresentativo delle coorti di donne individuate, ma non dell’intera popolazione generale: ciò permette, a parità di costi, una maggior focalizzazione su aspetti e gruppi più problematici e cruciali dal punto di vista domanda sociale, sia espressa sia potenziale e quindi di maggior interesse per la programmazione degli interventi, dei servizi e delle prestazioni sociali.

Proprio la rinuncia a una precisione generalista nondimeno permette, attraverso il controllo dell’età (o della coorte di appartenenza) di individuare con maggior precisione la situazione di donne appartenenti a specifici segmenti, quelli più cruciali per le politiche sociali.
Da questo punto di vista, in ragione anche delle complessità operative che tale approccio comporta, possono essere seguiti vari criteri nell’individuazione delle coorti di donne da indagare.

Un criterio molto semplice, ma altrettanto efficace consiste nell’individuare due coorti generazionali di donne in età e in posizioni presunte del ciclo di vita cruciali per le dinamiche di politica sociale. La prima coorte di donne è costituita da donne in un età cruciale per le scelte di family formation, mediamente madri di bambini tra 0 e 2 anni o intenzionate a mettere al mondo un bambino nel breve termine, dunque potenziali utenti di servizi alla prima infanzia. La seconda coorte è invece costituita da donne in un’età cruciale per il bilancio tra dinamiche passate, strategie di fronteggiamento dei problemi e comportamenti futuri, mediamente appartenenti a nuclei familiari caratterizzati da una significativa probabilità di presenza di anziani a carico in età molto avanzata e in condizioni di fabbisogno socio-sanitario medio-gravi e quindi utenti, o potenziali utenti, indirette dei servizi alla terza età.

L’importanza di un approccio per coorti è ben rappresentata da un semplice esempio estratto da una delle indagini più recenti condotte con il metodo delle due coorti: per orientare le scelte di social policy verso la maggior efficacia e aderenza ai bisogni, è stato chiesto di esprimere una preferenza su alcune misure di politica sociale per favorire l’avere e il crescere dei figli. È subito evidente come un’informazione di così grande utilità immediata non possa che aversi dalla donna della famiglia (mamma o potenziale mamma) e che l’obiettivo conoscitivo sarà raggiunto con maggior precisione se la stima è effettuata non su un campione generico di popolazione, ma su un campione mirato di donne in una posizione del ciclo di vita in cui mediamente si effettuano le scelte sulle intenzioni di mettere al mondo o meno dei figli. Ciò nondimeno un’informazione di grande importanza può venire anche da chi abbia già sperimentato tale criticità e si profili la prospettiva che siano ora i propri figli a doverla riaffrontare. Così, l’evidenza empirica mostra che mentre le donne più giovani attribuiscono una pressoché uguale preferenza a due misure riconducibili ad orari di lavoro più flessibili e a migliori possibilità di aspettativa lavorativa, le donne più mature spostano nettamente le proprie preferenze sulla prima delle due misure, inducendo a ritenere che tali alternative non siano interscambiabili, ma che al contrario un’azione volta a migliorare le possibilità di aspettativa lavorativa possa essere davvero efficace solo se imprescindibilmente affiancata da un altrettanto, se non più, incisiva azione volta incentivare la flessibilità oraria del lavoro.

Come si nota una proposta di modello di indagine come quella qui illustrata rappresenta davvero un importante fattore di reale e concreto supporto alla programmazione delle politiche sociali, così come intesa dalla stessa L.328/2000.


E' possibile scaricare la versione completa del rapporto 'Modelli di vita familiare e strategie di fronteggiamento dei bisogni delle famiglie genovesi'

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