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Reddito di cittadinanza e presa in carico da remoto: come coinvolgere i beneficiari del RdC a distanza?

di Emilio Gregori e Paola Asja Butera
La presa in carico dei beneficiari del reddito di cittadinanza ha rappresentato una vera e propria sfida durante il periodo di lockdown, durante il quale sono emerse questioni rilevanti non soltanto dal punto di vista tecnologico ma anche da quello legislativo.
La modalità da remoto non era inizialmente prevista: nel Decreto Cura Italia, precisamente all’art. 40, si includeva una sospensione per due mesi delle condizionalità del reddito di cittadinanza, per evitare il più possibile gli sposamenti degli operatori, ossia assistenti sociali e case manager, e dei beneficiari. La sospensione è stata poi prorogata dal Decreto Rilancio (DL 34 del 19 maggio) di altri due mesi e non è da escludere che venga a breve reintrodotta, data la situazione epidemiologica Il tema della sospensione delle condizionalità potrebbe riproporsi in questo periodo e, di fronte a tale possibilità, bloccare il processo di presa in carico. La predisposizione che sanciva la sospensione delle convocazioni era inizialmente inclusa nella nota del 2191 del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali. La nota stabiliva in maniera chiara che non è possibile procedere alla convocazione dei beneficiari del reddito di cittadinanza da parte dei servizi sociali comunali.  La circolare 1 del 27 marzo non ribadiva quest’aspetto ma metteva in luce anche una serie di aspetti critici e meritevoli di attenzione, tra cui il tentativo di garantire un contatto con l’utenza attraverso modalità telefoniche e telematiche.
Si spingeva più avanti la nota 3013 del 14 aprile, con la quale assistiamo a un’importante apertura per quanto riguarda la possibilità di presa in carico. Si prevedeva infatti la possibilità di rimodulare il piano finanziario dei fondi PON inclusione (avviso n.3 del 2016; avviso n.1 del 2019), su cui gli ambiti hanno dei progetti attivi, in modo da includere una serie di dispositivi che possano garantire il lavoro a distanza degli operatori, quindi dei case manager, e soprattutto effettuare prese in carico in modalità remota.
Prima della nota 3013 del Ministero, la legge di conversione del DL Cura Italia aveva introdotto l’articolo 40 comma 1 bis, in base al quale si stabiliva che la sospensione delle condizionalità dovesse riguardare solo le attività che materialmente non possono essere realizzate a distanza. Pertanto, tutte le attività che possono essere svolte da remoto devono essere rese in tale maniera, ad esempio le iniziative di formazione e di orientamento, e gli aspetti che riguardano i patti per l’inclusione sociale, ossia la convocazione, la presa in carico e la stipula del patto. Quest’aspetto è stato ulteriormente definito dalla nota 4632 del 9 di giugno del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociale. La norma sancisce la possibilità di fare le convocazioni, anche a distanza ma solo su base volontaria: ciò significa che se il soggetto si rifiuta di partecipare a una convocazione in modalità remota, ossia online o telefonicamente, non dovrebbe essere segnalato affinché l’INPS cominci a irrogare le sanzioni relative al reddito di cittadinanza.
È possibile dunque, dal punto di vista normativo, ricorrere a una metodologia a distanza di convocazione e presa in carico dei beneficiari del Reddito di Cittadinanza.
Per quanto riguarda invece la gestione della presa in carico a distanza, gli elementi sui quali concentrare una maggiore attenzione possono essere raccolti dalle esperienze dei singoli territori, dato che i riferimenti normativi non forniscono spiegazioni a riguardo. In primo luogo, è di primaria importanza individuare con il beneficiario il mezzo (telefono, computer) e la modalità (chiamata, videochiamata) per svolgere l’analisi preliminare.
Successivamente, si dovrà creare una sorta di convincimento, di moral suasion, per ottenere il consenso da parte del beneficiario, necessario per procedere all’avvio del progetto. L’avvio del progetto non rappresenta uno step decisivo solo per il beneficiario, ma anche per l’assistente sociale in quanto questo potrebbe ricevere, all’interno del patto di inclusione, dei servizi da parte del comune o dell’ambito territoriale.
Per concludere, durante l’azione di convocazione, in cui viene svolta l’analisi preliminare, anche l’atmosfera gioca un ruolo importante nell’ “accorciare” le distanze: questo può essere ottenuto svolgendola in un luogo che trasmetta sensazioni di familiarità e comodità, e ricorrendo a un abbigliamento informale. Durante il colloquio finalizzato all’analisi preliminare sarà necessario raccogliere tutte le informazioni da inserire nella piattaforma GePI. La piattaforma cura infatti molti aspetti legati alla privacy che potrebbero rappresentare veri e propri ostacoli nell’analisi preliminare e nella valutazione a distanza.

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