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Stracciare il velo

di Stefano Laffi

Mutamento Sociale n.5 - Gennaio 2005


In tempi di programmazione, la ricerca e le sue prassi -analizzare il fenomeno, documentarsi, interrogare la realtà, dare misura- ci servono per formulare agende coerenti con le problematiche sociali, per tornare a verità quando le routine o gli allarmismi ce ne allontanano, per denunciare quando la pigrizia o l'omertà prevalgono.

Nominiamo innanzitutto il problema più rilevante del nostro tempo nell'area delle dipendenze: la cocaina. Insieme all'alcol, si intende, suo fedele alleato nelle pratiche di uso e abuso, ma questo è un'industria nazionale e multinazionale e qui il paradosso è plateale. Sulla cocaina invece poco si sa, si vede e si immagina, anche se non ci sono inserzionisti pubblicitari a filtrare le informazioni sui media. Eppure in una città come Milano è esperienza di vita di 120.000 persone, ha rappresentato un consumo dell'anno passato per 35.000, una dipendenza per 15.000, su 850.000 residenti in età adulta*. Insomma, in una classe liceale o in una piccola azienda puoi scommettere che qualcuno anche quest'anno la proverà, o continuerà. Anche perché aumentano gli utenti in tutti i SerT e soprattutto cresce l'indicatore più attendibile del mercato, i sequestri di sostanza da parte delle forze dell'ordine. E i numeri fanno capire che è una droga del nostro tempo, che non ci sarà facile circoscriverla a sottoculture o minoranze immediatamente connotabili.

È una 'sostanza ricreazionale', si dice, ma è la cultura di massa ad essere cresciuta sull'ideologia del divertimento. E quindi non c'è perimetro di sicurezza. Si presta ad un 'consumo situazionale', ma le uscite in discoteca, nei locali, per feste e ritrovi con amici fanno parte dello stile di vita di molti. E poi i dati di ricerca ci dicono che la 'sniffata' nella toilette del locale è solo una delle circostanze, perché la cocaina si consuma assai più a casa e comunque di più per strada** .

'Costa cara, è una droga da ricchi': è vero, 80 euro al pezzo è una bella cifra, ma questo ormai non dice il suo carattere elitario quanto l'effetto devastante sul piano delle relazioni dei molti che ci passano, poiché l'indebitamento fuori controllo spacca le famiglie, le amicizie, le biografie. Perché non sono certe le élite a presentarsi ai servizi o rispondere alle indagini, ma mariti del ceto medio, piccoli imprenditori, giovani zelanti lavoratori, ragazzi fuori controllo di un'alta borghesia milanese distratta o figli del sottoproletariato napoletano***. Quanto ai ricchi, è facile immaginare che lo star system - loro sì al sicuro da qualunque azione di ricerca, quindi di verità - continuerà a farne largo uso, ad esserne il miglior testimonial, salvo disintossicarsi di nascosto nella clinica di lusso, se ce la fa. Perché il dato tragico non è solo la diffusione del problema, il suo affioramento tardivo ai servizi - spesso con una storia di uso di oltre 10 anni - la non autopercezione della dipendenza, ma anche l'impossibilità ad oggi di disporre di risposte terapeutiche di provata efficacia. Farmacologiche o di altro tipo, in Italia come in tutti gli altri paesi. Ecco perché urge studiare, capire, sperimentare, verificare, fare massa critica dei risultati e provare a spostare la frontiera della conoscenza e dell'intervento su questo, vero, problema.

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*Stime offerte dall'indagine epidemiologica curata dall'ASL città di Milano, condotta con un'ampia rete di associazioni e istituzioni, e presentata il 30 novembre 2004;
**Istituto Superiore di Sanità, "Nuove droghe, nuovi problemi. Sostanze ricreazionali e ricerca di territorio", 2004, (http://progetti.iss.it/binary/pres/cont/DROGA.pdf);
***Cfr. M.Braucci, Napoli senza più barbari, in Lo straniero, n.28, ottobre 2002.

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