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Decreto sicurezza: effetti percepiti rispetto al tema dei rifugiati

di Camilla Barbieri, Matteo Barghini, Chiara Merante. Dalla rubrica "Lavori di ricerca empirica degli studenti dell'Università di Pavia"
Con la legge n. 132 del 1 dicembre 2018 è stato convertito in legge il Decreto-legge n. 113 del 4 ottobre 2018, o Decreto Sicurezza.

Il lavoro di ricerca a cui si riferiscono i risultati presenti nell’articolo, ha ad oggetto il titolo I del Decreto Sicurezza, che prevede disposizioni in materia di immigrazione e protezione umanitaria.
È stato realizzato attraverso un questionario sugli articoli 1, 2 e 3 del DL somministrato a un campione di 181 unità.

Per quanto concerne il Decreto nella sua interezza, i giudizi espressi dai componenti del campione si dividono in 3 parti pressoché identiche: il 39,2% si dichiara contrario, il 32% a favore e il 28,8% si dichiara indifferente.
Abbiamo potuto constatare che l’opinione pubblica è correlata al numero di migranti percepito. Infatti, coloro che ritengono di vivere in zone con un numero medio-alto di migranti hanno espresso pareri più favorevoli rispetto a chi invece ritiene di vivere in zone a bassa concentrazione di migranti.

Come noto, il punto principale del Decreto, espresso nell’Art.1, è la cancellazione della protezione umanitaria, sostituita da una serie di permessi speciali (per protezione sociale, per ragioni di salute, per calamità naturale nel paese d’origine).
Gli intervistati che hanno dichiarato di essere favorevoli al Decreto tendono a sostenere che questo articolo migliori i criteri per l’assegnazione di permessi di soggiorno “per motivi umanitari” rispetto alla precedente normativa; quelli che invece hanno dichiarato di essere contrari ritengono che possa aumentare il numero di stranieri irregolari.

Il Decreto, inoltre, aumenta il tempo massimo nel quale gli stranieri possono essere trattenuti nei Centri di permanenza per il rimpatrio (CPR) da 90 a 180 giorni.
Nonostante la questione dei rimpatri sia centrale all’interno del tema immigrazione, all’interno del nostro campione non è emersa una visione uniforme circa l’aspetto quantitativo dei rimpatri:
il 23,7% degli intervistati pensa che il numero dei rimpatri sia aumentato, il 34,3% pensa invece che non sia aumentato e il 42% non sa esprimere un’opinione al riguardo.

Un’altra domanda alla quale gli intervistati hanno riscontrato difficoltà a rispondere riguarda il sistema SPRAR. Elevatissima è, infatti, la percentuale di persone che non è  al corrente dell’esistenza o meno di un centro SPRAR nel loro Comune.

Secondo i dati del Ministero degli Interni, dal 2017, dopo il record del 2016 (con 181mila migranti sbarcati), il numero di migranti sbarcati in Italia è in forte calo (-30% nel 2017 rispetto all’anno prima e ben -90% nel 2018 e nel 2019 rispetto all’anno precedente):




Alla domanda “Credi che questi risultati siano una conseguenza del Decreto Sicurezza?” gli intervistati hanno risposto come riportato in figura:



Questa discordanza di opinioni mette in luce la difficoltà di interpretare il fenomeno dell’immigrazione e i dati ad esso associati.

Riassumendo, è ancora diffusa molta confusione riguardo ai temi trattati dal Decreto, nonostante la loro rilevanza civica. Inoltre, tra coloro che esprimono un’opinione maggiormente definita si riscontrano differenze di vedute.

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