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Ereditiere, professoresse, pupi e secchione: deboli segnali di progresso

di Valerio Langè

È di inizio gennaio la notizia secondo cui la commissione pari opportunità del Comune di Misano Adriatico ha ottenuto la rimozione di un cartellone pubblicitario di una macelleria affisso all'uscita dell'autostrada di Riccione. La pubblicazione mostrava le immagini di due fondoschiena femminili, il primo di una qualche “miss”, con tanto di fascia, il secondo vistosamente colpito da cellulite. Il cartellone accompagnava il paragone con la frase "La carne non è tutta uguale". La commissione pari opportunità del Comune di Misano Adriatico ha sottolineato l’offensività del manifesto e la sua diseducatività, in quanto rafforzava stereotipi di genere.

Il mondo dei media non è nuovo a situazioni simili: la trasmissione “L’eredità”, nel gennaio 2004 è stata al centro di alcune polemiche per via di uno degli stacchetti nel quale veniva inquadrato in primo piano il fondoschiena di una ballerina; l'allora presidente della Rai indicava l’inopportunità della cosa per la fascia oraria preserale, oltre che offensivo nei confronti della dignità delle donne. È da rilevare tuttavia che il quiz più longevo della TV italiana, pur avendo sempre visto conduttori di sesso maschile, ha visto l’evoluzione delle vallette che da "ereditiere", così denominate dal 2002 al 2006, sono diventate "professoresse", e agli stacchetti musicali hanno affiancato momenti di interazione con il conduttore, rendendosi protagoniste dell’approfondimento delle risposte dei vari giochi e adottando un aspetto meno appariscente.

È pure da notare l’evoluzione di un altro programma che è recentemente tornato in trasmissione, “La pupa e il secchione”. Il programma, nelle edizioni del 2006 e del 2010, attraverso il genere del reality show, ha formato coppie corrispondenti allo stereotipo della pupa (donna bella non acculturata) e del secchione (uomo intelligente, non bello e con vita sociale povera). Scopo di ciascuna coppia è vincere il montepremi finale, cercando di migliorarsi e aiutandosi a vicenda. Tuttavia, la comicità del programma deriva anche da riferimento agli stereotipi legati, appunto, a “pupe” e “secchioni”. È tuttavia interessante notare che se nelle edizioni del 2006 e del 2010 le pupe erano esclusivamente di sesso femminile e i secchioni esclusivamente di sesso maschile, l’edizione del 2020 presenta un totale di otto coppie, di cui sei formate da una “pupa” e un “secchione”, mentre due vedono protagonisti due “pupi” (un influencer e uno stripper) e due “secchione” (una professoressa di matematica e una filologa); allo stesso tempo, il nome del programma muta in “La pupa e il secchione e viceversa”.

Un altro elemento che evidenzia il mutare del costume è l’accantonamento delle cosiddette “signorine buonasera” da parte della Rai, avvenuto nel 2016. Tale ruolo televisivo è stato in Italia quasi esclusivamente femminile e se per molti anni è stata data molta enfasi alla corretta dizione e all’aspetto familiare e rassicurante, impiegando anche conduttrici e attrici, dal 2003, quando tale ruolo è stato ridimensionato e ha visto un ricambio generazionale, si è prestata maggiore attenzione alla bella presenza, selezionando giovanissime ragazze in buona parte provenienti dalle fila del concorso di bellezza Miss Italia. È da rilevare che alla radio e presso le emittenti straniere l'annuncio dei programmi era affidato, pur in misura minoritaria, anche agli uomini.

Si tratta di segnali deboli ma che non sono da ignorare: il mondo dei media influenza ed è a sua volta influenzato dai costumi sociali. L’eliminazione di settori fortemente caratterizzati dalla presenza ingiustificata (o ingiustificabile) di uno o dell’altro sesso, così come l’introduzione di “quote azzurre” in ambiti tradizionalmente femminili o, ancora, l’emergere di nuovi approcci manageriali come quello della “leadership femminile” è certamente positivo. In questo quadro, la Pubblica Amministrazione, in qualità di datore di lavoro esemplare, può giocare un ruolo significativo nell’orientare il mutamento culturale verso una maggiore attenzione alle pari opportunità tra uomo e donna proprio grazie al Comitato Unico di Garanzia, che ha le competenze e gli strumenti per porre in essere analisi e azioni efficaci.

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