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I nuovi anziani: come stanno cambiando le caratteristiche della popolazione over 65

A cura di Maddalena Schena e Alessandro Sertori. Dalla rubrica "Lavori di ricerca empirica" degli studenti dell'Università di Pavia per il corso di Statistica Sociale
Chi è anziano?
Secondo quanto definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, il parametro ufficialmente adottato per segnalare il passaggio alla terza età è il compimento dei 65 anni; questa però è una delineazione che non ha validità universale né a livello spaziale né temporale.
Proprio in merito a questo ultimo aspetto, cioè la temporalità, in tempi passati l’anziano raffigurava il pilastro portante della società, mentre oggi, nel mondo moderno, vediamo la sua figura relegata in un angolo, nonostante la sua incidenza sociale stia notevolmente crescendo a causa della forte tendenza demografica all’invecchiamento della popolazione.
Questo è un fenomeno preoccupante che si sta percependo specialmente in alcune zone periferiche del territorio italiano, come nella provincia lombarda di Sondrio.
Così grazie ad uno studio, effettuato durante il corso di Statistica Sociale presso l’Università degli Studi di Pavia, si è potuto riaccreditare questa categoria di soggetti, andando ad analizzare le conseguenze che saranno apportate dai cambiamenti della società odierna, sugli anziani del futuro, in particolare: l’aumento del livello di istruzione, la riduzione della natalità e infine lo spopolamento dei piccoli comuni.
I dati utilizzati sono stati raccolti attraverso un questionario cartaceo e non digitale, una scelta inevitabile dato il basso utilizzo dei dispositivi elettronici per questa fascia di età (difatti il 13% degli intervistati non ha un proprio telefono cellulare e solo il 53% ha uno smartphone con annessa la necessaria connessione ad Internet) e grazie a tale strategia, più impegnativa ma più efficace, abbiamo raggiunto un campione di 102 individui di età superiore ai 65 anni tutti residenti nella città di Sondrio o in uno dei 7 centri limitrofi sempre della stessa provincia.

In sintesi, con questo sondaggio abbiamo potuto dare risposta alle seguenti domande, ognuna collegata a uno dei 3 differenti mutamenti sociali individuati:

In quale servizio diretto agli anziani conviene investire oggi?
Nei corsi di formazione, perché esiste una forte associazione tra la partecipazione a questi ultimi e l’alto livello di istruzione; quindi la richiesta di programmi educativi (per esempio di informatica, di inglese oppure universitari come UniTre…) è in crescita, poiché il numero degli anziani con un grado di istruzione alto è in aumento come hanno dimostrato i dati raccolti che mostrano come tra i più giovani (cioè coloro che hanno tra i 65 e i 75 anni) il 60,5% ha un diploma di scuola superiore o una laurea, mentre tra i più anziani (dai 76 anni in poi) l’80% ha la licenza media o quella elementare oppure è privo di un qualsiasi titolo.
Il confronto tra i sessi invece smentisce la convinzione comunemente diffusa che i maschi siano più istruiti delle femmine, perché è emerso che ad aver avuto un’educazione alta (diploma o laurea) sono il 41,4% delle donne contro il 28,1% degli uomini.
Inoltre, è utile tener presente il fattore geografico perché la provincia di Sondrio, sviluppandosi lungo un terreno montuoso, ha reso difficile, soprattutto in passato, la creazione di una rete di collegamenti efficienti e veloci, portando di conseguenza la variabile del luogo di abitazione ad incidere in misura elevata sull’istruzione acquisita dagli anziani; infatti, esattamente il 50% di coloro che hanno un’educazione alta sono tutti residenti nella città di Sondrio, mentre la restante metà in uno dei 7 paesi presi in esame.

La riduzione della natalità porterà in futuro all’aumento della solitudine percepita dai nuovi anziani?
La denatalità italiana è stata riscontrata anche nel nostro piccolo campione di soggetti per il fatto che gli individui, che hanno un’età superiore ai 75 anni e non hanno figli o ne hanno uno solo, sono il 16,9%, mentre quelli di età inferiore o uguale a 75 anni che hanno le stesse caratteristiche nella dimensione famigliare sono il 46,5%.
Ponendo in relazione il numero di figli per ogni anziano e il riscontro ottenuto dal quesito del questionario “quanto sei d’accordo con l’affermazione mi sento solo/a?” la risposta a questa terza domanda è «no» in quanto tra le 2 graduatorie c’è un legame positivo ma molto debole.
Se invece si guarda alla differenza fra i generi, le signore che si sentono sole sono il 31%, diversamente dai signori che sono tutti in disaccordo con l’asserzione; un risultato probabilmente causato dallo stato civile delle persone intervistate, perché il 48,6% delle femmine è vedova o nubile, invece tutti i maschi risultano ancora coniugati (forse un presumibile effetto di una più bassa speranza di vita per questi ultimi).
A conferma di questo, estraendo a sorte un anziano sposato e una donna sola c’è una probabilità del 51% che sia colui che è coniugato a non sentirsi solo e una del 15% che sia colei che è vedova o nubile a non esserlo (ovviamente per la restante percentuale entrambi con la stessa assiduità non percepiscono una condizione di solitudine nella loro vita).
Sono tutti dati considerevolmente preoccupanti in vista del progressivo calo italiano dei matrimoni e aumento dei single e dei divorziati.

Il progressivo spostamento verso le città e quindi la scomparsa di una parziale autoproduzione delle famiglie impatterà sul livello della pensione ritenuto soddisfacente per vivere una vita dignitosa?
Rispetto a chi risiede in città chi abita in paese solitamente è proprietario di un terreno da dedicare ad attività che gli consentano di autoprodursi alcuni beni primari, ottenibili, per esempio, con la coltivazione dell’orto o di frutteti, come è stato comprovato dal nostro campione rappresentativo dal momento che coloro che hanno la possibilità di avere una limitata autosufficienza alimentare sono il 16% residente in Sondrio e il 45,5% in un paese limitrofo.
Tuttavia, questo non giustifica un possibile nesso causale tra lo spopolamento dei piccoli comuni e la riduzione del numero degli anziani che riescono a colmare la loro ridotta pensione percepita mediante la produzione autonoma di alcuni beni di prima necessità.
Resta, malgrado ciò, interessante notare quanto sia forte il legame tra lavorazione della terra e questa fascia di popolazione, infatti l’agricoltura è un’attività praticata dal 38% degli intervistati, con dimostrate conseguenze positive sulla propria soddisfazione e autostima.
 

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