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Synergia Magazine

Il ruolo propulsivo della PA: la sfida della fase due

di Valerio Langè
La direttiva 3 del 4 maggio 2020, attualmente in corso di registrazione, conferma il lavoro agile come modalità ordinaria di svolgimento della prestazione lavorativa e lancia una sfida alle Pubbliche Amministrazioni: mettere a regime e rendere sistematiche le misure adottate nella fase emergenziale, così da rendere il lavoro agile lo strumento primario per potenziare efficacia ed efficienza dell’azione amministrativa.

In questi ultimi mesi, secondo una recente pubblicazione dell’INAIL, il lavoro agile si è rivelato “una soluzione efficace che, nell’ambito dei servizi ed in molti settori della pubblica amministrazione, ha permesso la continuità dei processi lavorativi e, allo stesso tempo, ha contribuito in maniera sostanziale al contenimento dell’epidemia”. Inoltre, dal monitoraggio effettuato dal Ministro per la Pubblica Amministrazione, emerge che alla data del 21 aprile e al netto dei dipendenti collocati in ferie o che usufruiscono di permessi, il lavoro agile coinvolge il 72% dei dipendenti delle Regioni; al tramonto invece il telelavoro, che coinvolge solo il 2% dei dipendenti regionali.
Per la fase attuale, l’INAIL sottolinea come il lavoro agile “costituirà un utile e modulabile strumento di prevenzione in molti settori” ma avverte che “l’utilizzo di tali forme di lavoro a distanza necessita tuttavia di rafforzare le misure di supporto per la prevenzione dei rischi connessi a questa tipologia di lavoro, in particolare fornendo assistenza nell’uso di apparecchiature e software nonché degli strumenti di videoconferenza, incoraggiando a fare pause regolari; in aggiunta, il management dovrà tenere conto della necessità di garantire il supporto ai lavoratori che si sentono in isolamento e a quelli che contestualmente hanno necessità di accudire i figli”.
In concreto, le amministrazioni devono valutare se le nuove o maggiori attività, legate alla ripresa progressiva delle attività economiche, possano continuare a essere svolte con le modalità organizzative finora messe in campo oppure se debbano essere ripensate a garanzia dei servizi pubblici da assicurare alla collettività. Ciascuna Amministrazione è chiamata a essere sempre più flessibile e duttile, ripensando l’organizzazione delle attività allo scopo di avere un ruolo propulsivo in questa fase di riorganizzazione, continuando ad assicurare la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori, anche attraverso una diversa organizzazione degli spazi. Allo stesso modo, ciascuna Amministrazione deve individuare le migliori modalità per comunicare le nuove modalità di organizzazione di attività e servizi affinché il sostegno alla ripresa sia immediato ed efficace.

Dal punto di vista operativo, occorre procedere in tempi rapidi a una analisi organizzativa sulla base dei criteri di esposizione (probabilità di venire in contatto con fonti di contagio nello svolgimento delle specifiche attività lavorative), prossimità (caratteristiche intrinseche di svolgimento del lavoro che non permettono un sufficiente distanziamento sociale) e aggregazione (lavoro che prevede il contatto con altri soggetti oltre ai colleghi). Allo stesso tempo, bisogna semplificare le procedure e provvedere alla dematerializzazione di documenti e procedimenti, e individuare obiettivi e indicatori utili al monitoraggio. Il passo successivo consiste nel programmare gli approvvigionamenti, con l’obiettivo di migliorare la connettività e acquisire le necessarie dotazioni informatiche mobili, servizi in cloud e licenze. Contemporaneamente, è bene riorganizzare anche la formazione, anche attraverso webinar e videocorsi, allo scopo di accompagnare le persone nel processo di trasformazione digitale dell'amministrazione e di diffondere la capacità di lavorare in modalità agile, limitando al massimo il rischio di stress correlato; il coinvolgimento del Comitato Unico di Garanzia (CUG) può essere particolarmente prezioso a questo proposito.

È poi da tenere presente che il decreto-legge 18/2020, all'articolo 75, così come convertito dalla legge 27/2020, autorizza le Amministrazioni ad acquistare beni e servizi informatici, preferibilmente basati sul modello cloud SaaS (software as a service), nonché servizi di connettività, mediante procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara selezionando l'affidatario tra almeno quattro operatori economici, di cui almeno una «start-up innovativa» o una «piccola e media impresa innovativa», iscritta nell'apposita sezione speciale del registro delle imprese, in deroga ad ogni disposizione di legge che disciplina i procedimenti di approvvigionamento, affidamento e acquisto di beni, forniture, lavori e opere, fatto salvo il rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione.

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