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Sembra dunque ormai consolidata la consapevolezza che senza un adeguato impianto di Sistema informativo non sia possibile affrontare alcuna strategia organizzativo-programmatoria. La letteratura scientifica e l'esperienza empirica ci consentono di definire un Sistema informativo come un insieme, logicamente integrato, di metodi, strumenti, procedure e tecniche per la selezione, la raccolta, l'archiviazione, l'elaborazione e la distribuzione di informazioni. In quanto 'sistema' si tratta di un aggregato non casuale, connotato da finalità (obiettivi, scopi istituzionali), funzioni (processi di gestione dei fattori), struttura (informazione). Dunque, sia detto per inciso, esso non è per nulla equiparabile, logicamente ed operativamente ad una 'banca-dati'. Volendo utilizzare una analogia chiarificatrice potremmo dunque affermare che il Sistema Informativo, rispetto alla metafora corporea, rappresenta il 'cervello' essendo invece il sistema decisionale rappresentabile dal 'sistema nervoso' mentre la 'capacità muscolare' rappresenterebbe il sistema operativo d'azione.
Le 'finalità' conoscitive intervengono per ri-convertire il vasto paniere di dati in informazioni quanto più possibile esaustive e mirate agli obiettivi conoscitivi ed operativi dei vari soggetti coinvolti ed utilizzatori del Sistema stesso. Il Sistema informativo, ai suoi vari livelli di articolazione organizzativa, diventa strumento e risorsa programmatoria, integrata nell'ambito di un adeguato processo di definizione della 'decisionalità consapevole', nella misura in cui possiede caratteristiche di tempestività (conoscenze in continuo aggiornamento e fondate su ciò che avviene nel presente), sistematicità e organicità (il giacimento informativo deve caratterizzarsi per coerenza interna, stabilità nel tempo e rigore metodologico), esaustività ed attendibilità (il SIS deve porsi l'obiettivo di monitorare l'intero campo di osservazione), internalizzazione (la separazione tra produttori di conoscenza/ricercatori e amministratori/gestori/coordinatori deve essere superata almeno in parte, mirando a processi di autoproduzione dei dati).
Alla luce di questi aspetti, è bene forse sottolineare che un Sistema Informativo non è solo un insieme coordinato di statistiche, come purtroppo spesso si dice, neppure è il suo rivestimento informatico, come altrettanto spesso si crede o si vuol far credere. In quanto tale, lo strumento Sistema Informativo si distingue nettamente dalla prassi di effettuare ricerche sporadiche, sconnesse da una logica, appunto, di sistema; una prassi che appare particolarmente frequente nelle numerose esperienze locali di Osservatori sociali senz'altro utili, importanti, ed efficaci, ma per scopi diversi dalla programmazione sociale, nei confronti della quale soffrono di un elevato grado di inadeguatezza, proprio per la mancanza al loro interno di adeguati sistemi informativi.
Le cause della prevalenza di questo approccio statico nella raccolta di informazioni (di scarso supporto al decision making ) risiedono innanzi tutto nelle difficoltà pratiche di connettere il processo decisionale a effettive strategie programmatorie delle politiche sociali. All'interno della realtà italiana, lo strumento Sistema Informativo si posiziona inoltre in un contesto caratterizzato da investimenti sulle politiche sociali alla persona ancora molto contenuti, con una tradizionale delega del care alle famiglie (e cioè, nei fatti, alle donne), nonché dalla prevalenza di un accentuato particolarismo che porta a difformità territoriali rispetto all'erogazione dei servizi e alla loro fruibilità per il cittadino.
È alla luce del quadro appena delineato che si spiega l'esistenza di ancora troppo poche esperienze locali di Sistemi informativi sociali (regionali, provinciali, metropolitani) davvero funzionanti su largo spettro, esperienze peraltro caratterizzate da difformità per obiettivi, architettura, strumenti, soggetti coinvolti e contenuti informativi. Va tuttavia tenuto presente che tali difformità originano naturalmente anche dal fatto che non può e non deve esistere un modello standard nazionale di riferimento (nonostante la necessità di istituire SIS sia ribadita dall'art.21 della 328/2000 e dal più recente Libro Bianco sul Welfare). Inoltre non è facile individuare dei Sistemi Informativi Sociali tali da essere di effettivo supporto alla programmazione, alla gestione e alla valutazione delle politiche sociali: in particolare essi dovrebbero infatti essere ben supportati e ben stabilizzati nella loro operatività temporale, cosa assai difficile nell'esperienza italiana.
Solamente in un quadro di ripresa vigorosa di una nuova cultura 'programmatoria' di organizzazione politica della solidarietà', che chieda ai policy makers, ai vari livelli decisionali, la responsabilità di fissare delle mete di 'progresso', i SIS esplicano al meglio le loro potenzialità operative.
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