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La legge e la direttiva Madia (rispettivamente la legge 124/2015 e la direttiva 3/2017) fissano un limite minimo per l’introduzione del lavoro agile nelle Pubbliche Amministrazioni, individuando l’obbligo di garantire entro 3 anni ad almeno il 10% dei dipendenti, ove lo richiedano, di avvalersi di tali modalità di lavoro. Ma qual è lo stato di attuazione di tale obbligo e cosa ci riserva il futuro?
L’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano ha recentemente pubblicato i dati relativi al lavoro agile in Italia, mostrando che delle 365 Pubbliche Amministrazioni coinvolte nell’indagine, il 16% ha attivato iniziative strutturate di lavoro agile. Il 7% delle Amministrazioni ha invece in essere iniziative informali, mentre il 6% ne avvierà nei prossimi dodici mesi. L’indagine mostra che le Amministrazioni di più grandi dimensioni, cioè con più di 250 addetti, sono più dinamiche in questo senso rispetto alle Amministrazioni medie e piccole; il 42% delle grandi Amministrazioni coinvolte ha infatti introdotto iniziative strutturate, percentuale che scende all’8% tra le Amministrazioni di minori dimensioni. Occorre tenere presente che nel lavoro agile le dimensioni contano, nel pubblico come nel privato: il 58% delle grandi imprese coinvolte dichiara di avere in essere iniziative strutturate di smart working, percentuale che scende al 12% delle piccole e medie imprese.
Nel settore pubblico, il numero di persone coinvolte nel lavoro agile è limitato: le iniziative coinvolgono in media il 12% dei lavoratori, percentuale molto inferiore a quella delle grandi imprese (42%), superiore tuttavia al 10% che la direttiva Madia definisce come obiettivo. Si tratta di un dato positivo, almeno per quanto riguarda il campione oggetto dell’indagine. Occorre però andare oltre il mero adempimento normativo. A questo proposito, è bene notare come il tasso di crescita della diffusione del lavoro agile nelle Pubbliche Amministrazioni tra il 2018 e il 2019 sia pari al 100%, con un raddoppio delle iniziative strutturate dall’8% dello scorso anno al 16% di quest’anno: si tratta di una crescita importante, se si tiene presente che tra le grandi aziende (come si è visto, più favorevoli allo smart working) il tasso di crescita più alto negli ultimi cinque anni è pari al 76%. Analizzando più in profondità il fenomeno, si osserva che le ragioni che spingono le Pubbliche Amministrazioni verso l’introduzione del lavoro agile sono il miglioramento dell’equilibrio vita-lavoro dei dipendenti nel 78% dei casi, il miglioramento del benessere organizzativo nel 71% e l’accrescimento della produttività e della qualità del lavoro nel 62%. Si tratta di un secondo dato positivo, in quanto si tratta di motivazioni coerenti con quanto previsto dalla direttiva Madia. Tra i principali ostacoli dichiarati vi sono, invece, la difficoltà di applicazione (43%), la scarsa consapevolezza dei benefici (27%) e la ridotta digitalizzazione delle attività (21%). Sotto questo aspetto, la Pubblica Amministrazione italiana non si trova in una situazione troppo diversa dalle pubbliche amministrazioni del resto del mondo: un’indagine condotta due anni fa da Deloitte sulla trasformazione digitale e che ha coinvolto oltre 1.200 funzionari pubblici in 70 Paesi, ha mostrato che solo il 46% degli Enti dichiara di avere una strategia digitale chiara e coerente e solo il 44% ha aumentato l’investimento nel digitale nell’ultimo anno. Questo, nonostante l’82% degli Enti veda il digitale come un’opportunità. Le difficoltà derivano da una parte in un modo di lavorare emergenziale, con troppe priorità in concorrenza (difficoltà addotta dal 41% delle Amministrazioni), dall’altra da finanziamenti insufficienti (37%).
Il quadro mostra come sia importante sostenere il tasso di adozione del lavoro agile nelle Pubbliche Amministrazioni e fare in modo che i cambiamenti introdotti grazie al lavoro agile non siano circoscritti alle persone che lo praticano, ma possano estendersi a tutta l’organizzazione. Il primo obiettivo può trarre beneficio dalle diverse iniziative che forniscono strumenti di lavoro e fonti di ispirazione, come “Lavoro agile per il futuro della PA”; stanno inoltre maturando iniziative di scambio di buone pratiche, come il progetto “VeLA” in Emilia-Romagna. Il secondo obiettivo, cioè l’estensione dei benefici del lavoro agile a tutta l’Amministrazione, può essere perseguito attraverso interventi formativi per formulare strategie digitali e arricchire le competenze del personale; lo sviluppo di una “mentalità digitale”, infatti, consente di mettere in campo iniziative concrete che tengano conto dei bisogni di chi lavora e delle caratteristiche di ciascuna organizzazione, a favore dell’utenza finale, cogliendo le opportunità di innovazione.
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