Mutamento Sociale n.26 - Marzo 2010
La povertà è molto più diffusa rispetto al passato, seppure normalmente sia un'esperienza di breve periodo, e coinvolga gruppi sociali che tradizionalmente hanno goduto condizioni di stabilità e relativo benessere. Le ricerche presentate in questo numero monografico evidenziano che la povertà, seppure con intensità e durata differente, non riguarda soltanto individui e gruppi sociali marginali, ma si estende, in modo crescente, ad altri gruppi sociali, che hanno condizioni di vita normalmente adeguate: a classi medie impoverite, a persone che hanno un lavoro precario oppure un lavoro stabile seppure a basso reddito e che ricevono dai propri familiari e dalla rete parentale un aiuto inadeguato rispetto alle loro esigenze.
Le famiglie a basso reddito vivono l'esperienza "dell'elastico corto", in quanto il loro reddito, anche nella fasi di vita più favorevoli, non si posiziona molto al di sopra della soglia di povertà, il che le rende fragili rispetto a qualsiasi piccola diminuzione del reddito o qualche spesa imprevista.
La povertà a cui possono andare incontro molte famiglie non è il prodotto di processi di esclusione sociale irreversibili, ma è espressione di un più generale modo di vivere, di una instabilità delle relazioni sociali, di una precarietà che coinvolge il lavoro, le relazioni familiari e riguarda l'insufficienza degli attuali sistemi di welfare.
Pete Alcock, Remo Siza, Povertà diffuse e classi medie, Franco Angeli, Milano, 2010