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Synergia Magazine

Progetto RE.INTEGR.A.: una sperimentazione di successo

di Marta Distaso

[Mutamento Sociale n.37 - Febbraio 2013]

Si è concluso lo scorso dicembre il progetto RE.INTEGR.A. (REimpiego INTEGRazione Aziende. Ripensare il lavoro per l’inclusione sociale), finanziato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, i cui risultati principali sono stati presentati nell’ambito di un convegno tenutosi presso la Villa Scheibler di Milano e che ha visto la partecipazione attiva di diversi soggetti territoriali pubblici e privati che si occupano di orientamento e inserimento lavorativo.
Il progetto, che aveva come obiettivo generale quello di rendere più tempestiva e più adeguata la risposta dei servizi per il lavoro alle richieste dell’utenza immigrata per un inserimento professionale di qualità e una maggiore stabilizzazione dei percorsi lavorativi, prevedeva l’attivazione, in via sperimentale, della figura del case manager relazionale, una figura che potesse accompagnare gli utenti stranieri dei servizi per il lavoro, al momento in cerca di occupazione, nel percorso verso l’inserimento lavorativo. Synergia aveva in carico la valutazione scientifica dell’impatto dell’intervento sperimentale, che è stata condotta con un approccio comparativo tra due gruppi di utenti dei servizi per il lavoro (scelti in maniera casuale dall’universo di utenti immigrati dei servizi per il lavoro), ovvero:
•    il gruppo di trattamento (60 utenti stranieri presi in carico dal servizio per il lavoro, inseriti nella sperimentazione ed affiancati dalla figura del case manager);
•    il gruppo di controllo (60 utenti stranieri presi in carico dal servizio per il lavoro, inseriti nella sperimentazione ma non affiancati dalla figura del case manager).
Secondo quanto previsto dalla progettazione approvata dal Ministero e realizzata in collaborazione con il Comune di Milano (Ente capofila), la società cooperativa Galdus e la società cooperativa Orsa, dopo 6 mesi dall’inizio della presa in carico ai servizi per il lavoro, si è verificato se l’affiancamento della figura del case manager ha significativamente contribuito ad incrementare le chances di trovare lavoro negli utenti “trattati”, rispetto a quelli non “trattati”. I risultati della valutazione sono stati significativamente positivi, in quanto la differenza tra il numero di contratti stipulati dal gruppo di trattamento rispetto a quelli ottenuti dal gruppo di controllo è elevata (il 67,8% degli utenti inseriti nel gruppo di trattamento ha trovato lavoro, contro appena il 26,8% del gruppo di controllo). La distribuzione è stata inoltre sottoposta al test del Chi-quadrato, che ne ha provato l’elevata significatività statistica.
Inoltre, sono state effettuate alcune considerazioni in merito alla qualità del lavoro (ad esempio riguardo al tipo di contratto e alla soddisfazione personale rispetto al lavoro stesso): anche la situazione relativa al tipo di lavoro ottenuto e alle condizioni di lavoro sembra essere favorevole al gruppo di trattamento, nei confronti di quello di controllo. Questa condizione si riflette soprattutto nell’ambito della soddisfazione rispetto al lavoro ottenuto; in particolare, il gruppo di trattamento sembra particolarmente avvantaggiato per quanto riguarda la soddisfazione della propria condizione contrattuale e la soddisfazione personale. Nel report di valutazione qui allegato, che rappresenta peraltro il prodotto principale del progetto, si sottolinea anche, tuttavia, che gli utenti del gruppo di trattamento sembrano mediamente più soddisfatti per quanto riguarda il fattore più economico (legato alla retribuzione, alla mansione, alla condizione contrattuale e all’orario di lavoro), mentre il gruppo di controllo registra, mediamente, valori più alti relativamente alla soddisfazione nell’ambito che abbiamo definito “umano” (legato, quindi, alle responsabilità e all’utilizzo delle competenze).
In ogni caso, in un contesto di crisi economica che sta prolungatamente interessando l’Italia e l’Europa e che ha, come noto, sensibili ripercussioni sull’occupazione e, di conseguenza, sui livelli di povertà, soprattutto per quanto riguarda le fasce più deboli del mercato del lavoro - come i cittadini stranieri - i risultati ampiamente positivi, relativamente alle chances occupazionali, raggiunti dalla sperimentazione della figura del case manager appaiono particolarmente significativi. Si è visto, inoltre, che la quasi totalità di chi non ha trovato lavoro dichiara anche che la propria ricerca non è ancora conclusa, indice ulteriore dell’importanza di avere un lavoro da parte di questo target di utenza.

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