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Reddito di Cittadinanza e beneficiari sottoposti a misure cautelari: norme e istruzioni per i case manager

Di Giulio Limpido
Nel processo di attribuzione del beneficio del Reddito di Cittadinanza è possibile trovarsi di fronte a situazioni che richiedono un ulteriore approfondimento per i case manager: una di queste è quando un membro del nucleo familiare beneficiario è sottoposto a misure di vigilanza cautelare. Questo accade con particolare frequenza in contesti prevalentemente urbani, in cui si assiste a situazioni di estrema fragilità. Per capire come comportarsi in queste circostanze gli assistenti sociali dovranno fare ricorso alla legge a riguardo, che è il Decreto-Legge n°4 armonizzato con la Legge di Conversione n°26 (2019), ovvero le “Disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni”. Un dettaglio va subito specificato: il Decreto coordinato si differenzia dalla versione precedente perché ora riguarda casi di individui beneficiari sottoposti a misure cautelari, e non più solo persone in stato detentivo. Il perimetro di azione della legge si è perciò ampliato, e include anche casistiche come gli arresti domiciliari o l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. 
 
La presenza di persone del nucleo familiare soggetti a misure cautelari è un fattore importante da conoscere, dal momento che determina l’esclusione degli stessi dal calcolo della scala di equivalenza. In ultima istanza, la famiglia beneficiaria percepirà un importo monetario più basso poiché il membro soggetto a misure cautelari non viene considerato nel conteggio per la soglia da integrare. Non è a tutti gli effetti un beneficiario del Reddito di Cittadinanza e quindi non deve neanche rispettare gli obblighi derivanti dall’assegnazione. 
Per questo motivo, al momento della presentazione della domanda, il nucleo familiare deve segnalare la presenza di situazioni di questo tipo con una dichiarazione sul modello dell’RdC-COM.
 
In particolare, la situazione risulta più complessa per il case manager quando le misure cautelari vengono disposte durante il periodo di fruizione del beneficio. Infatti, dopo aver verificato che la dichiarazione sia stata compilata, il passo successivo sarà l’aggiornamento della piattaforma GePI. Il problema è che queste variazioni di solito richiedono tempo, e l’assistente sociale deve decidere se aspettare o continuare ugualmente con il Patto di Inclusione Sociale. Optare per l’attesa potrebbe portare a un rallentamento dell’intero processo, quindi spesso gli assistenti sociali scelgono di proseguire verificando soltanto la presenza del modulo compilato. 
 
D’altra parte, la procedura risulta più rapida quando ad essere sottoposto a misure cautelari è colui/colei che ha presentato la domanda: ciò comporta la completa esclusione dal beneficio dell’intero nucleo (dal momento che per quel soggetto l’assenza di provvedimenti cautelati è un requisito dettato dalla Legge). Esclusione, tuttavia, temporanea: infatti un altro componente della famiglia potrà ripresentare la domanda semplicemente allegando la dichiarazione relativa al membro soggetto a misure, potendo così nuovamente tornare ad usufruire del sussidio per 18 mesi. In questo caso il meccanismo è automatico, veloce e la legge dispone maggiore chiarezza riguardo a ciò che si deve fare e lascia meno discrezione agli assistenti sociali. 
 
A volte succede che la presenza di una determinata situazione nel nucleo familiare venga omessa: questo può avvenire in buona fede, ma anche intenzionalmente per ricevere un contributo monetario più alto del dovuto. Sarà quindi compito dell’assistente sociale, una volta verificata la violazione della legge, segnalarla tramite canali istituzionali, dato che rappresenta una fattispecie di reato. Il miglior modo per effettuare questa comunicazione è tramite PEC direttamente all’INPS. 
La conseguenza principale di questo comportamento doloso è il decadimento del beneficio; tuttavia, se ciò accadesse più volte il procedimento più appropriato sarebbe la denuncia all’autorità giudiziaria. Pertanto l’assistente sociale dovrà monitorare il comportamento del nucleo familiare dopo il primo avvertimento e provvedere con gli strumenti legali più consoni. 
 
(fonte immagine: laleggepertutti.it)
 
 

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