Logo Synergia srl - Milano

Synergia Magazine

Studiare all’estero è realmente un’esperienza positiva?

A cura di Giacomo Abbiati, Marco Bartoli, Tommaso Ferrari e Fabio Grosso. Dalla rubrica "Lavori di ricerca empirica" degli studenti dell'Università di Pavia per il corso di Statistica Sociale
Lo studio all'estero è un'opportunità che sempre più studenti scelgono di sfruttare per arricchire il proprio percorso formativo e vivere un'esperienza unica. Tuttavia, risulta importante comprendere se questa scelta si traduca effettivamente in un'esperienza positiva. Per rispondere a questa domanda abbiamo svolto una ricerca creando un questionario anonimo, diffuso successivamente per mezzo dei principali canali social sia a studenti dell’università di Pavia che esterni. Abbiamo ottenuto un campione di 116 candidati, in seguito ridotto ad 85 a causa della presenza di outlier. Grazie all’ausilio del software R-Studio e l’utilizzo di indici di associazione (coefficiente di contingenza, indice V di Cramér e Kendall Tau) abbiamo potuto verificare la presenza di possibili legami tra le variabili.

I punti cardine su cui abbiamo basato la ricerca sono:
 
- Istruzione
- Aspetti Socio-Culturali
- Aspetti Motivazionali

Focalizzandoci sul primo punto, il nostro scopo era di ottenere informazioni sulla qualità dell’insegnamento del Paese di origine e di destinazione dei candidati per poter svolgere un confronto a riguardo. In primo luogo abbiamo chiesto di assegnare un punteggio da 1 (molto basso) a 5 (molto alto) sul livello di istruzione di entrambi i Paesi. I risultati evidenziano che la maggioranza degli studenti valuti positivamente la qualità dell'insegnamento in entrambi i contesti. In seguito abbiamo verificato se ci fosse una correlazione tra qualità dell'insegnamento e Paese di destinazione. I valori ottenuti dall’utilizzo del coefficiente di contingenza (0.377), dell'indice V di Cramér (0.235) e dell'indice Kendall Tau (-0.168) hanno mostrato una correlazione molto debole, suggerendo che la variazione della qualità dell’insegnamento sulla base del Paese di destinazione scelto dagli studenti sia pressoché insignificante. Infine, abbiamo chiesto ai candidati di segnalare quali difficoltà avessero riscontrato all'estero in tale ambito. I risultati hanno evidenziato che i principali problemi riscontrati riguardassero l’organizzazione accademica, la burocrazia universitaria, il metodo di insegnamento e la lingua di istruzione.

Nella sezione dedicata agli aspetti socio-culturali, abbiamo esaminato il livello di integrazione e di costi sostenuti dagli studenti nel Paese ospitante. Anche in questo caso i candidati hanno assegnato un punteggio da 1 (molto basso) a 5 (molto alto) per entrambe le opzioni. Concentrandoci sul livello di integrazione, la maggior parte degli intervistati ha fornito una valutazione buona (4) o ottima (5).
Abbiamo cercato di misurare il grado di correlazione tra questa voce e la durata del periodo di permanenza all’estero mediante l’utilizzo degli indici V di Cramér e Kendall Tau, ottenendo rispettivamente valori pari a 0.225 e -0.0125, suggerendo che la lunghezza del soggiorno non incida in modo significativo sul livello di integrazione. Analizzando invece la voce costi, gran parte degli studenti ha ritenuto fossero in linea (3) oppure leggermente superiori (4) rispetto al proprio Paese di provenienza. Abbiamo inoltre chiesto di indicare quali fossero i fattori che avessero inciso maggiormente e le risposte ottenute sottolineano che l’affitto, i trasporti ed il cibo risultino essere le principali fonti di spesa. Sempre con l’ausilio dell’indice V di Cramér e del coefficiente di contingenza abbiamo verificato la possibilità di una relazione tra le voci ed il livello di costo nel Paese di destinazione. In questo caso è possibile evidenziare la presenza di una relazione positiva tra le variabili in questione, con risultati pari 0.749 per il coefficiente di contingenza e di 0.565 per l’indice V di Cramér, indicando che le voci di spesa abbiano un impatto significativo sui costi complessivi.

L’ultimo punto, dedicato agli aspetti motivazionali, aveva come scopo di indagare quali fossero le ragioni che spingono i ragazzi a studiare all'estero, sia da un punto di vista accademico che personale.
Le risposte dimostrano come la possibilità di incrementare le opportunità lavorative, migliorare la media scolastica e la padronanza della lingua siano elementi ritenuti di fondamentale importanza per la maggior parte degli intervistati. Allo stesso modo, vivere nuove esperienze, conoscere nuove culture ed essere indipendenti, influenzano in positivo la scelta degli studenti. Gran parte dei candidati ha affermato che le loro aspettative sul Paese di destinazione siano state rispettate e si sono mostrati soddisfatti dell’esperienza vissuta. Inoltre, hanno espresso il desiderio di consigliare ad altri ragazzi di prendere in considerazione la possibilità di studiare all'estero in quanto ritenuta da alcuni irrinunciabile.

In conclusione, nonostante i risultati ottenuti sul legame tra qualità di insegnamento e Paese di destinazione e sul legame tra durata del periodo di permanenza all’estero e livello di integrazione siano poco significativi(causa attribuibile alla ridotta grandezza del campione), si può affermare che studiare all’estero rappresenti un’esperienza positiva per la maggioranza degli studenti e che offra a questi, opportunità di crescita e arricchimento sia personale che accademico. Dai dati è inoltre emerso che vi siano alcuni aspetti(es. organizzazione accademica, burocrazia universitaria…) che necessitano di una maggior attenzione e supporto da parte delle istituzioni educative poiché destano preoccupazione e che probabilmente, se adeguatamente gestiti, potrebbero consentire di apprezzare ulteriormente lo studio all’estero.

Copyright © 2009-2016 Synergia srl - Tutti i diritti riservati
Via Settala, 8 - 20124 Milano
Tel. 02.72093033 - Fax 02.72099743
P.IVA 09570410150
chantive-solutions

Magazine   |  Committenti   |  Partners   |  News   |  Legal info